Veneto. L’accesso gratuito all’eterologa vale anche per le donne over 43. Ma i veri discriminati restano gli aspiranti genitori adottivi

eterologa 400 286 def

Il Tar del Veneto annulla la delibera regionale che fissava a 43 anni il limite d’età per poter utilizzare la fecondazione assistita eterologa nelle strutture pubbliche. Mentre le coppie possono accedere alla fecondazione omologa anche con una età superiore e «potenzialmente fertile».

Una coppia veneta sterile in attesa di poter accedere all’eterologa aveva ricevuto un no all’accesso alla tecnica perché la regione Veneto aveva stabilito con delibera un limite di età. La donna, che ha da poco compiuto i 43 anni, si è rivolta all’Associazione Luca Coscioni. La quale ha presentato ricorso contro la delibera per «eccesso di potere per contraddittorietà, illogicità ed errata valutazione dei presupposti di fatto e di diritto». I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso, annullando la delibera, nella parte in cui identifica nei 43 anni il limite di età per accesso nelle strutture pubbliche, «perché viziata per violazione dei principi costituzionali di uguaglianza, nonché diritto alla genitorialità e alla salute». La sentenza è stata resa nota da Filomena Gallo, Segretario Associazione Luca Coscioni.

In tema di uguaglianza di fronte alla legge da parte di aspiranti genitori, emerge in realtà che ancora una volta a essere discriminati sono i genitori adottivi. La legge 184 del 1983, e le sue modifiche successive, fissa a 45 anni la differenza massima d’età tra adottante e adottato. Ora, se vale il concetto che possono fare ricorso per la fecondazione assistita coppie che hanno un’ età «potenzialmente fertile», allora anche nei casi di adozione, nel caso di persone che vogliano adottare la differenza massima d’età dovrebbe essere innalzata a 50-52 anni per le aspiranti mamme, mentre l’età dei padri diventerebbe addirittura irrilevante.

Ma la peggiore discriminazione avviene con i tanti decreti vincolati, emessi dai Tribunali per i Minorenni, che permettono alle coppie di adottare bambini che rispondano solo ad età stabilite, creando gravissimi danna a bambini, che potrebbero essere adottati, ma magari sono più vecchi anche di un solo giorno rispetto alle indicazioni contenuto nei decreti d’idoneità.

Il guaio è che i bambini abbandonati non hanno voce, e fintanto che in Italia resterà imperante una cultura adultocentrica, che trasforma il desiderio di avere un figlio ad ogni costo in un diritto assoluto, la parola ‘giustizia’ sarà sempre relativa.