Venezia. La Corte d’Appello: “Papà può stare a casa anche se mamma è casalinga”

famiglia lavoroIl lavoro di mamma è il più difficile del mondo. Con la saggezza popolare ora concorda anche la giurisprudenza. La Corte d’Appello di Venezia, infatti, ha condannato il ministero dell’Interno a pagare i danni a un dipendente della Questura lagunare al quale, in quanto papà lavoratore, non era stato permesso di usufruire dei riposi giornalieri e del congedo per malattia della figlia. Una decisione, quella condannata dal Tribunale, motivata con il fatto che la partner dell’uomo, madre della loro bambina, non aveva un lavoro, ma si occupata “solo” della casa e della famiglia. I giudici di secondo grado, quindi, hanno ritenuto che non si possa non concedere questo tipo di diritti dando per scontato che una casalinga non abbia bisogno dell’aiuto del compagno e riesca da sola a “conciliare le delicate e impegnative attività di cura del figlio con le mansioni del lavoro domestico”. Dunque, in Italia, non si possono negare i congedi parentali al lavoratore solo perché la moglie è casalinga e l’amministrazione pubblica che dovesse compiere questo atto di discriminazione sarebbe poi obbligata a risarcire l’uomo.

La sentenza arriva praticamente alla vigilia dell’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, di uno dei decreti più importanti tra quelli legati alla delega del Jobs Act: quello relativo alle norme per agevolare la conciliazione tra famiglie e lavoro. La principale novità riguarda la possibilità, per i neogenitori, di sfruttare il congedo facoltativo di 6 mesi fino ai 12 anni del bambino e non più solo fino agli 8. Viene estesa anche la possibilità di usufruire della retribuzione al 30% dello stipendio: fino al sesto anno del figlio e non più fino al terzo.

Per la lavoratrice che rientra dalla maternità, inoltre, viene prevista la possibilità di costruirsi un part-time su misura, spalmando in modo orizzontale il congedo parentale sul proprio orario di lavoro. L’articolo 7 del decreto precisa che il lavoratore può chiedere il part-time in alternativa al congedo parentale per un periodo corrispondente al congedo stesso.

Qualche novità anche per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata. Nel loro caso, sarà possibile usufruire dell’indennità di maternità anche in caso di mancato versamento dei contributi previdenziali da parte del committente. In realtà, l’Associazione dei professionisti del terziario avanzato si aspettava ben altro: “Oggi una coppia di dipendenti può contare su 11 mesi di assenza dal lavoro in caso di nascita di un figlio – spiega Anna Soru, presidente di Acta –  . Gli iscritti alla gestione separata devono accontentarsi di 3 mesi che può prendere solo la mamma”.

Al momento il decreto è stato finanziato solo per i restanti 6 mesi del 2015 ma, stando alle promesse del governo, “sarà rifinanziato poi di anno in anno”.

 

Fonti: West-Info, Corriere della Sera