“Voglio qualcuno che si prenda cura di me”

gambiaÈ molto socievole, ama scherzare con i giovani e confrontarsi con gli adulti. Ha degli occhi grandi e profondi, che però tradiscono immediatamente una grande malinconia. Avverte la nostalgia di sua madre, di suo fratello e di sua sorella, questi ultimi entrambi più piccoli di lui. Probabilmente sente la mancanza anche della sua terra, il Gambia, nonostante proprio in quella sottile striscia di Africa egli sia nato e abbia patito la miseria e il dolore. Suo padre non c’è più, è morto quando lui era ancora molto piccolo. Il protagonista di questa storia ha solo 15 anni e, subito dopo la scomparsa di suo padre, si è trovato a essere l’uomo di casa.

Un giorno si è messo in marcia, sognando “un futuro migliore”. È arrivato a Lampedusa a settembre, sbarcando in Sicilia dopo uno dei tanti viaggi della speranza che troppo spesso si trasformano in tragici viaggi della disperazione. Ha trovato accoglienza in una comunità: qui si trova bene, ma se qualcuno gli chiede che cosa desideri, risponde con convinzione: “Voglio che qualcuno si prenda cura di me”. Una risposta che è soprattutto un pugno nello stomaco, una risposta di una semplicità assoluta che rende bene l’idea di come la famiglia sia l’unico luogo di accoglienza idoneo per un bambino.

Il nostro amico è finalmente sulla strada giusta per realizzare il suo sogno. Il Tribunale per i minorenni di Palermo ha acconsentito all’affidamento familiare del minore. Da Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, dove vive ora in comunità, presto si trasferirà a Corleone, nel palermitano, presso i suoi genitori affidatari. Tutto ciò è possibile grazie alla mediazione di Amici dei Bambini che con le sue referenti siciliane ha messo in moto la macchina che porterà a breve all’accoglienza familiare del minore, con l’approvazione delle assistenti sociali del Comune e della struttura in cui il ragazzino attualmente alloggia. Per lui, che frequenta regolarmente la scuola, presto non ci saranno più differenze con i suoi compagni che ogni giorno vengono accompagnati a lezione dai genitori.

Questa del giovane gambiano è una storia che si appresta a vivere il suo lieto fine. Ma ce ne sono migliaia di altre, una per ogni minore non accompagnato che sbarca in Italia, che avrebbe diritto a un analogo finale felice. Per questo, Ai.Bi. è alla continua ricerca di famiglie disponibili ad accogliere questi piccoli migranti, anch’essi ansiosi di avere “qualcuno che si prenda cura di loro” e desiderosi quindi di ricevere la giusta forma di accoglienza.