Yemen: il 30% dei bambini “ha perso la speranza”

Il conflitto tra i ribelli Houthi e il governo dello Yemen ha costretto circa un terzo della popolazione della regione nord-occidentale di Saada, il centro dei combattimenti, ad abbandonare le loro case; i bambini sono stati separati dalle loro famiglie, reclutati, detenuti, feriti o uccisi negli scontri, ed i sopravvissuti continuano a portarne le cicatrici.
Uno studio realizzato dall’UNICEF nel mese di agosto ha rilevato che il 28 per cento dei bambini ha assistito all’uccisione o al ferimento di qualcuno durante il conflitto. Uno su 10 dei bambini sfollati è stato ferito come conseguenza diretta dei combattimenti. La metà dei bambini intervistati ha sintomi depressivi e il 30 per cento ha dichiarato di aver “perso la speranza”.
Secondo Charlotta Land, esperta in materia di protezione dei minori dell’UNICEF, “per molti dei bambini di Saada, la violenza è stata al centro di tutta la loro vita, hanno assistito a combattimenti per strada e per molti di loro anche nelle case”, il 68 per cento dei minori intervistati nel mese di agosto ha dichiarato di essere stato sottoposto a violenza domestica.
Ora cresce anche il timore che un conflitto prolungato possa radicalizzare queste paure nelle generazioni future di giovani yemeniti.
“Una parte importante di bambini e giovani sono a rischio di diventare più estremisti a causa di quello che hanno dovuto subire”, ha detto Geert Cappelaere, rappresentante dell’UNICEF in Yemen. “Sta nascendo una generazione che è più violenta e che ha forti sentimenti negativi e di odio nei confronti dell’autorità”.
Alcuni bambini ora fanno parte del conflitto stesso. Più del 15 per cento dei combattenti di Al-Houthi e delle milizie tribali sono bambini al di sotto dei 18 anni di età, secondo una recente valutazione effettuata da alcune agenzie intergovernative.
Per far fronte a questa situazione l’UNICEF sta realizzando sul territorio una serie di spazi dedicati esclusivamente ai bambini, “dei luoghi protetti nei quali è possibile fuggire da tutto quello che c’è intorno, dove è possibile giocare, socializzare e pensare a come ricostruirsi una vita” .