«Questo bambino non lo vogliamo». E Julio fu mandato in Istituto

Questa è la storia di un ragazzo nato in Brasile, nell’area di Bahia, da una madre giovanissima e sottratto al suo seno. Lo chiameremo Julio, usando un nome di fantasia. La famiglia della madre non ha voluto che Julio stesse con loro e lo ha affidato ad altri, dicendo alla mamma che l’ospedale si sarebbe preso cura di lui. In realtà la famiglia, di nascosto, lo aveva dato a un antico Istituto della città.

Ieri bambino abbandonato, oggi è un 15enne salvato grazie a un di sostegno a distanza. È uscito dall’Istituto ed è entrato nel progetto “Deistituzionalizzazione, Inserimento e Reinserimento Familiare” della Casa d’accoglienza che lo ospita, assieme a una ventina di altri ragazzi, e dove impara le meraviglie dell’arte e della capoeira. Per merito di questo programma Julio è tornato a rivedere la sua famiglia d’origine. Leggiamo l’intervista che ha concesso ai nostri volontari.

Cosa ha rappresentato per te uscire dal precedente istituto e andare nella nuova Casa d’accoglienza?

Sono sorte nuove opportunità: crescita professionale, nuovi amici, ho conosciuto posti nuovi, persone che hanno potuto aiutarmi. Perchè quando stavo nel precedente istituto non mi sentivo un bambino: avevo troppi doveri e non c’era affetto.

Come vedevi Ai.Bi. e come la vedi oggi?

Prima Ai.Bi. era un incubo, perchè quando vivevo nel vecchio istituto, mi dicevano che il personale di Ai.Bi mi avrebbe strappato il cuore – risponde Julio, scoppiando in una grande risata –. Ma appena sono arrivato nella nuova Casa d’accoglienza ho potuto vedere che l’equipe di Ai.Bi stava effettivamente cercando di fare il meglio per noi. È stato molto importante conoscere persone positive che si interessavano a me e che credevano nelle mie capacità.

Appena sono arrivato nella Casa d’accoglienza ho iniziato a seguire lezioni di arte, di circo e di capoeira, ho potuto fare gite e questo mi ha aiutato molto ad accorgermi che avevo un potenziale e anche le attenzioni che tutti lì nella Casa d’accoglienza avevano per noi. Ho passato solo sette mesi nella Casa, poi hanno trovato la mia famiglia.

Come consideri oggi la tua relazione familiare?

Buona, molto buona, ma ho ancora dubbi riguardo al passato che solo il tempo può aiutare a risolvere.

Qual era il tuo sogno quando vivevi nel vecchio istituto?

Il primo era di conoscere la mia famiglia, ma avevo paura di cercarla, di darmi da fare, ma l’ho superata grazie all’insistenza di Ai.Bi. Oggi so che la mia vita non era quella di un bambino, che avevo molti doveri.

E oggi quali sono i tuoi sogni?

Credo di essere molto fortunato, vedo che si stanno realizzando molti sogni che avevo. Ho ricevuto un computer grazie al progetto dei Sogni finanziato dall’impresa Alessi.

So che gli ostacoli sono prove che servono per rendere piú forte l’essere umano, la differenza è che oggi inseguo ciò che voglio, prima avevo paura di pentirmi… Se non fossi passato per le difficoltà, non sarei la persona che sono oggi.

Il mio grande sogno oggi è fare una facoltà di diritto; se Dio mi darà la forza, diventerò giudice. Voglio dare forma a un’infanzia differente da quella che ho avuto io, voglio che tutti i bambini abbiano delle opportunità e non vivano nell’abbandono perchè so quanto è importante la convivenza familiare. E ho anche un altro grande sogno che è conoscere l’Italia, e già mi sto preparando studiando per conto mio l’italiano.

Per te qual è l’importanza dello stage nell’area giuridica che stai inziando?

È una nuova opportunità per acquisire esperienza per il futuro. Lo stage mi aiuterà ad essere una persona migliore e ad essere sicuro di ciò che voglio, essere un giudice.

Come si svolge la tua giornata?

Al mattino vado allo stage, nel senso che il martedì e il mercoledì assisto alle audienze e negli altri giorni vedo i processi. Al pomeriggio vado a scuola, ma ora sono in vacanza. Mi piace usare il computer, conversare, leggere libri interessanti e andare in chiesa, mi sto preparando per fare la cresima nella chiesa cattolica ma rispetto tutte le religioni, le considero tutte buone e interessanti.

Come sono i tuoi rapporti con i colleghi di lavoro?

Molto positivi, mi considero una persona grande, ho già fatto molte amicizie; ho anche ricevuto una bicicletta nuova. Mi piacciono molto i miei nuovi amici volontari, mi trattano con molto affetto, come se mi conoscessero da molto tempo, si prendono cura di me. Mi piacciono tutti, mi stimolano e mi trattano bene.

Le persone dicono che sono una persona illuminata perchè ho superato tutte le difficoltà che ho vissuto. Penso di averle superate.

Alcune volte ho pensato che nulla potesse andare bene, avevo pensieri negativi ed ero triste, arrivavo a domandarmi: perché esisto? Oggi la mia più grande felicità è aver incontrato la mia famiglia e molti amici. A volte mi chiedo: perché non sono stato reinserito prima?

Una tua qualitá: Impegno.

Un tuo difetto: Ansia.

Cos’è la vita? Una scuola.

Cosa significa per te la famiglia: è indispensabile per una persona.

Cosa significa per te l’istituto? Tempo difficile.

Cosa significa per te la Casa d’accoglienza? Nuove opportunità.

Cosa significa per te la scuola? Spazio dove si imparano le lezioni e un posto di convivenza.

Che classe frequenti?: 3ª media, sono stato promosso.

Che mesaggio vorresti lasciare ad un adolescente che si trova da molto tempo in istituto?

Che non deve perdere la fede in Dio, lasciarsi prendere dai sentimenti negativi. Consiglio di leggere molto, studiare, cercare di imparare. È inutile andare alla ricerca della perfezione, la vita è molto difficile, ma ha il suo lato positivo.

(Se vuoi sapere altro sul Sostegno a Distanza, entra nel sito: https://www.aibi.it/sostegno-a-distanza/)