“Sottoscrivo il manifesto di Ai.Bi. anche se credo servirà a poco”

Massimo scrive:

Salve, ospitiamo due volte l’anno un bimbo bielorusso dal 2008 che adesso ha 11 anni e vive in un internat (istituto). Dal 2008 andiamo a trovarlo in Bielorussia 2 volte l’ anno. Se Dio vuole, riusciremo ad adottarlo, stiamo aspettando la chiamata. A parte le lungaggine burocratiche, la morale è che occorre tanta determinazione e soprattutto tanti soldi altrimenti i bambini rimangono a marcire negli istituti. Vi sembra giusto tutto questo? E la legge dov’è? Dove si trova il diritto del fanciullo? Solo chiacchiere. In Italia esistono servizi pubblici per l’indagine psicosociale e tribunali dei minori scarsamente efficienti con poteri praticamente assurdi, senza alcun controllo o verifica del loro operato. A mio avviso i servizi pubblici non dovrebbero neanche essere contemplati nell’iter adottivo. E gli Enti Autorizzati? Altre pastoie burocratiche. In Italia ne esistono un numero spropositato rispetto agli altri Paesi Europei. Avete ancora voglia di adottare? Beati voi. Io comunque sottoscrivo il Manifesto di Ai.Bi., anche se credo servirà a ben poco.


Caro Massimo,

la Sua storia di accoglienza, di cui tuttavia non conosciamo i dettagli, può fare capire il senso della proposta di Ai.Bi. di introdurre nuovi strumenti giuridici per consentire a coppie idonee italiane di conoscere, attraverso brevi soggiorni in Italia, minori stranieri abbandonati che, magari perché grandicelli rispetto all’età media di quelli adottati, pur vivendo in una situazione di abbandono non hanno di fatto trovato una famiglia adottiva nel loro paese. Attraverso la conoscenza reciproca le coppie si renderebbero conto che si tratta comunque di bambini, anche se non piccoli, e facilmente potrebbe maturare pian piano un progetto adottivo come quello che ha gradualmente preso forma nel vostro caso. Trattandosi di minori adottabili e di coppie residenti in Italia, però, questi progetti dovrebbero comunque essere realizzati con un accompagnamento, con il pieno coinvolgimento di Enti autorizzati e Commissione Adozioni Internazionali e, naturalmente, con tutte le garanzie previste sulla formazione delle coppie e la loro idoneità, senza che si tratti solo di “trasformare” progetti di affidamento in progetti di adozione. Queste accoglienze speciali in vista dell’adozione, Ai.Bi. le ha chiamate “soggiorni a scopo adottivo”.

E’ vero che gli Enti italiani sono troppi rispetto a quelli degli altri Paesi europei ed è vero anche che vanno introdotti dei requisiti più rigorosi per verificarne la trasparenza, tuttavia dagli Enti autorizzati non si può prescindere altrimenti si tornerebbe al “fai da te” che esisteva prima della ratifica della Convenzione de L’Aja del 1993 sulla cooperazione in materia di adozione internazionale.

Quanto alla burocrazia per ottenere il decreto di idoneità, riteniamo che la proposta di rendere l’idoneità un procedimento amministrativo senza l’intervento dei tribunali possa snellire la pratica.

Sottoscrivere il Manifesto, caro Massimo, non servirà a poco. Al contrario il sostegno delle proposte di Ai.Bi. per la modifica della legge sulle adozioni è molto importante, perché la nostra associazione, che ha già presentato a settembre queste proposte alla Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, sta organizzando adesso una serie di convegni a livello locale coinvolgendo le persone interessate, gli operatori e autorità pubbliche, inclusi i parlamentari, con l’obiettivo di creare un dibattito fertile sull’urgenza di una modifica della legge.

Sia per sottoscrivere il Manifesto per la riforma della legge sulle adozioni internazionali che per avere informazioni sugli incontri via via organizzati, basta visitare www.aibi.it

Un caro saluto

Enrica Dato

Ufficio Diritti dei Minori di Ai.Bi.