«Pavel, sei il più grande dei tuoi fratelli: devi andare in Istituto»

C’è neve in Moldova. È un biancore universale steso sulla contrada, che restituisce alle città la ritrovata innocenza. Un ragazzo fra tutti procede in quel bagliore: forse fantastica di dare battaglia a esseri immaginari, forse è stanco per via delle lunghe lezioni. Forse gli manca qualcuno. Si chiama Pavel e la sua storia è quella che scegliamo oggi, tra migliaia e migliaia di altre. È del fiocco di neve che si posa su di lui che vogliamo raccontarvi.

Pavel aveva una casa e una famiglia. Ne è uscito quando, alla morte del padre, la madre si è vista obbligata a farlo crescere in Istituto. Poche risorse economiche, a casa. Niente figure di riferimento maschili. Come la mandi avanti una famiglia di quattro maschietti, quando ad aiutarti c’è solo una nonna in là con gli anni? Devi essere sicura che i tuoi figli facciano bene i compiti, che siano attenti a scuola, e allora stai china sui loro quaderni, ti assicuri che portino rispetto agli insegnanti e che facciano parlare bene di sé. Devono diventare bravi lavoratori.

Pavel ha una mamma buona e capace di grandi sacrifici. Un giorno sua mamma è entrata in contatto con dei cooperatori che si offrivano di raccogliere un supporto materiale per lui: persone attente che fanno un lavoro dal nome difficile, si chiamano psicologi. Ma ci sanno fare quando sei da solo e ti senti disperato. E poi, a lui come ad altri bambini, gli operatori di questo progetto danno vestiario e portano regali di persone che vivono lontano, in Italia, dove c’è sempre il sole e le televisioni fanno ridere la gente. Ultimamente, la cosa bella che hanno fatto queste persone è stata aiutarlo a tornare a casa per Natale.

Sempre più spesso Pavel è tornato a casa sua, nei fine settimana, dalla madre e dalla nonna, e ha rivisto i suoi tre fratelli. Il programma di sostegno a distanza – si chiama così – lo sta facendo reintegrare – altra parola difficile – con la famiglia d’origine. Parole difficili! Chissà quanta fatica costa lavorare in questi programmi dal nome impronunciabile. Eppure, se aiutano i bambini a ridiventare figli, devono essere progetti sotto sotto bellissimi.

A Pavel è successa una cosa rarissima. Questi cooperatori del sostegno a distanza hanno fatto un salto a casa sua. Lo hanno trovato bellissimo, sereno e già spavaldo. Lo hanno portato per negozi a scegliere i vestiti nuovi e le scarpe. Gli hanno detto che doveva iniziare a sentirsi responsabile in prima persona delle risorse che gli venivano messe a disposizione. E gli hanno detto che il suo amico, il sostenitore a distanza, lo pensava spesso e chiedeva sempre di lui. Allora Pavel ha detto – ha fatto fatica: è un duro, ma era molto emozionato – ha detto a quelle persone di salutargli tanto il suo sostenitore a distanza, di dirgli che gli dedicava i suoi migliori pensieri.

La neve è scesa portando una benedizione sulla contrada. Altri sostegni a distanza, come centinaia di fiocchi, si posano ogni giorno sulle fronti dei bambini. Auguriamoci che per l’anno nuovo nevichi spesso, portando la benedizione ad altri bambini.