“I bambini mangiano tutti i giorni… e questo indipendentemente dalle sorti dei governi!” Non lasciano dubbi le parole di Grazia Sestini, garante dell’infanzia e adolescenza della Toscana, che sarà protagonista, il 3 ottobre, del convegno “Oltre la crisi: più famiglie, più adozioni”.

Sembrava essere indenne alla crisi, il settore del non profit. Ma il sogno di una sua impermeabilità al crollo economico è sfumato con la ricerca annuale dell’Istituto italiano della donazione di Milano che presenterà a Roma, alla sede del Cnel (il 3 ottobre) la decima rilevazione semestrale su «L’andamento delle raccolte fondi».

Gianluigi Airoldi si è trovato quasi per caso su un aereo diretto a San Paolo, ormai undici anni fa. Nello zaino, una laurea in scienze politiche e il desiderio di dedicarsi agli ultimi. Gigi, come lo chiamano gli amici, arrivò come volontario espatriato, per un progetto  di pochi mesi. Ma poi il Brasile l’ha conquistato. 

E’ l’ultima puntata di una vicenda cominciata quasi un anno fa quando trenta coppie italiane erano state truffate dall’intermediario a cui si erano affidati per adottare in Kirghizistan.

Sostenere un bambino a distanza? E’ un’opzione sempre più rara e sempre più breve per milioni di italiani. Il Sad si è trasformato in un “bene di consumo” usa-e-getta. La durata media di un sostegno è 3 anni e mezzo. Il 71% degli italiani dichiara di non aver nessuna intenzione di sostenere un bambino a distanza. Colpa della crisi economica? No, colpa della totale mancanza di fiducia. Il 48% non è sicuro che i soldi vadano a buon fine, il 38% preferisce altre forme di aiuto. E c’è persino un 7% che  giudica il sostegno una truffa.