Ho una malattia per cui mi sono già operata 2 volte: devo parlarne subito durante i colloqui con i servizi sociali?

Cara Ai.Bi.,

vi scrivo perché sto vivendo un momento molto difficile della mia vita e i problemi che sto affrontando rischiano di pregiudicare la realizzazione del mio più grande sogno: adottare un bambino.

Vi racconto in sintesi la vicenda. Io e mio marito abbiamo presentato la domanda di idoneità per l’adozione internazionale, abbiamo frequentato diversi incontri informativi e la settimana prossima inizieremo gli incontri specifici con gli operatori dei servizi sociali. E qui sta il punto. Da qualche anno  soffro di una malattia per la quale ho subito anche due interventi chirurgici. Per fortuna nessuna recidiva, solo grande paura. Ma la patologia non è ancora del tutto debellata. Ebbene, non so come affrontare con gli operatori sociali il discorso della mia malattia. Non so se parlarne subito o attendere i successivi incontri. Ho paura che questo problema possa indurre i servizi a negarci l’idoneità. Che cosa mi consigliate di fare?

Grazie,

Manuela

 

ireneCara Manuela,

la possibilità di adottare un bambino straniero è concessa, in linea di principio, anche a coloro a cui la vita sta riservando prove molto dure. Non sono poche le persone affette da patologie che sono riuscite comunque a portare a termine positivamente l’iter adottivo. La patologia di cui soffre uno degli aspiranti genitori, infatti, non costituisce, di per sé, un ostacolo all’adozione.

La legge italiana consente infatti il rilascio del decreto di idoneità anche a persone che hanno qualche problema di salute. Questo è uno dei tanti fattori che i Servizi sociali e il Tribunale prendono in considerazione. Essi scelgono poi autonomamente come considerare la patologia nell’ambito di una più ampia e complessiva valutazione della coppia che chiede l’autorizzazione ad adottare.

Ma non c’è solo questo. La sua condizione di salute dovrà essere vagliata anche dal Paese di origine del minore. Ogni Paese ha una sua legislazione che deve essere rispettata. In alcuni la diagnosi di una malattia è più incisiva rispetto alle risorse che una coppia può garantire. Alcuni Stati, per esempio, per concedere a un aspirante genitore di adottare, impongono che la malattia sia superata e che siano passati almeno 5 anni dalla guarigione. Altri Paesi, al contrario, non pongono alcun paletto in questo senso.

Sicuramente l’amore che due genitori possono dare a un bambino non può essere giudicato da nessuno, né condizionato da una patologia. Ma allo stesso tempo bisogna tenere conto delle leggi che regolano gli Stati esteri. È necessario poi studiare caso per caso, capire lo stadio della malattia e procedere con le dovute prudenze.

In conclusione, le consiglierei di continuare ad affrontare con coraggio le cure che le vengono proposte e di parlare chiaramente con gli operatori sociali del suo problema, ai fini di una completa e realistica valutazione della vostra situazione. Non esistono garanzie, ma vale la pena di lottare, sempre consapevoli delle difficoltà.

Un caro saluto,

 

Irene Bertuzzi

Adozioni Internazionali di Ai.Bi.