#NonToccatemiLaMamma. La storia di Caterina, dal “vuoto assoluto” alla richiesta di aiuto. Fino al 23 dicembre un SMS al 45567 può sostenere la comunità di Ai.Bi. che l’ha accolta

Il racconto di una delle mamme vittime di violenza ospiti di Amici dei Bambini: “La molla che mi ha fatto dire ‘basta’ è stata la volta in cui ha insultato e aggredito mia figlia. Pensavo che dimostrandogli che lo amavo, che valevo, sarebbe stato fiero di me e della sua famiglia e sarebbe cambiato. Ma non è andata così”. Dopo il 23 dicembre è possibile continuare a contribuire per la nuova casa rifugio donando online sul sito web della Campagna

E’ tutto sbagliato…ogni bambino ha diritto di essere felice e la felicità di un bambino non è vedere che un papà picchia la mamma o l’insulta. Caterina (nome di fantasia), una delle madri ospiti della comunità mamma-bambino di Ai.Bi. trova il coraggio di raccontarsi e raccontare la sua vicenda. Quella di una famiglia che non è più tale. “Non è una famiglia, non è amore. So che è difficile da accettare, perchè poi come per me, si pensa che se lo amo così tanto cambierà…abbiamo i figli…cambierà. Non cambierà. Se ti picchia oggi per una cosa ti picchierà domani per un’altra. Anche se lo giustifichi: quello che ho fatto sempre“.

Ecco perchè, quando l’esasperazione e le angherie continuano e anzi si aggravano, nonostante tutti i buoni propositi arriva il tempo di iniziare a pensare a dire ‘basta’. “Chiedere aiuto – spiega Caterina, lanciando un appello alle madri che vivono la sua stessa situaizone – non significa togliere il padre o fare una cosa tanto sbagliata…pensare: è sbagliato rovinare una famiglia. Non è così. I bambini, i miei bambini in questo momento hanno una madre e un padre, però sono felici. Non ho tolto nulla a nessuno, però mi sono data una possibilità, a me e ai miei figli. Che sono felici quando vedono che la mamma è felice“.

Il momento più buio, il più difficile per lei è stato quello in cui ha saputo da una delle sue due figlie che il marito l’ha aggredita. “Mia figlia mi ha detto: ‘Papà quando sei a scuola ci fa giocare e dall’altra parte parla al telefono con una persona e inizia a raccontare cose molto sdolcinate‘. Io, con calma, l’ho detto a mio marito. E da un giorno all’altro mi sono ritrovata mia figlia che mi dice che il papà l’ha aggredita dicendole che è una str….e altre parole molto brutte, ‘come tua madre’: lì è scattata la voglia di prendere in mano la mia vita“.

Una vita impegnativa, quella di Caterina, che per potersi inserire in Italia è ricorsa anche alle scuole serali. “Andavo a scuola di sera, ho cominciato ad avere i miei crediti; i primi mesi dovevo andare tutti i giorni, perchè erano stati accettati i miei crediti precedenti; poi sono andata solo due volte alla settimana. […] Quando arrivavo a casa m’insultava“.

Ma fino a quel momento, l’idea di cercare di tenere insieme i cocci di una realtà familiare ormai in via di dissoluzione era comunque ancora forte in lei. “Pensavo che se gli avessi dimostrato di essere più brava, di valere, poteva essere fiero di me e della sua famiglia; però, quando ho visto che se l’è presa con mia figlia non c’è stato più niente…la cosa più importante sono le mie figlie. Non ha nessun senso se provi a far passare a mia figlia la stessa sofferenza che fai passare a me“.

L’immagine di quel giorno, dell’attimo in cui Caterina si rende conto che la linea è ormai stata superata è “…il vuoto, un vuoto assoluto. Perchè capisci che davvero hai toccato il fondo. E in quel momento non capisci nulla, non capisci i problemi reali e la gravità della situazione. Ti sembra che tutto il mondo ti sta crollando addosso e non sai da dove cominciare, non ti fidi di nessuno. La cosa in cui più credevi crolla. Non ti fai mai delle domande normali…stai pensando a tutt’altro, di scappare“.

Ai.Bi. ha ascoltato il grido di dolore della figlia di Caterina, ha accolto e oggi si prende cura di lei, della sua sorellina e di sua madre. Che finalmente hanno trovato l’opportunità di un’esistenza ‘normale’. Tante mamme come lei bussano alla porta delle nostre comunità mamma-bambino e degli appartamenti di semi e alta autonomia, ma a volte, se le strutture sono piene, non c’è la possibilità di dare loro la mano che chiedono.

Per aiutarci ad aiutarle è possibile, fino alla mezzanotte del 23 dicembre, inviare un SMS o chiamare il numero solidale 45567, attivo per la Campagna ‘Non Toccatemi La Mamma’. Dopo, sarà comunque sempre possibile contribuire per potenziare il servizio che Ai.Bi. mette a disposizione 24 ore su 24 per queste madri in difficoltà, donando online sul sito web della Campagna. Il sogno nel cassetto è quello di poter vedere la nascita di una nuova casa rifugio.

Il futuro di donne e madri come Caterina dipende anche da te. Un SMS al 45567 o un’offerta sul sito web dell’iniziativa possono fare molto per dare a queste vittime di violenza una nuova possibilità di vita.

Guarda il video dell’intervista con Caterina