Immigrazione e regole: ritorna l’idea dei corridoi umanitari. La proposta di Salvini e quella di Ai.Bi. 

Il Ministro dell’Interno, Salvini annuncia “Sto lavorando con alcune comunità cattoliche per riaprire corridoi umanitari che possano portare in Italia in aereo, non sui barconi, decine di donne e bambini in fuga dalla guerra“. Nel frattempo Griffini (Ai.Bi.) presenta ad alcuni esponenti  istituzionali della maggioranza di governo il proprio progetto di corridoi umanitari per i minori stranieri non accompagnati.

Migranti. Libia e corridoi umanitari, segnali di svolta dal governo italiano” titola l’articolo pubblicato oggi da Avvenire sulle dichiarazioni del ministro dell’Interno, Salvini, e del ministro degli Esteri, MoaveroMilanesi.

In senso stretto e giuridico, la Libia non può essere considerata porto sicuro, e come tale infatti viene trattata dalle varie navi che effettuano dei salvataggi” ha dichiarato il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi nel corso di una conferenza stampa alla Farnesina.

Intanto da  Lione – dov’è in corso il vertice del «G6» (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Polonia, più Marocco) sul terrorismo internazionale –   arriva anche l’annuncio del ministro dell’Interno Matteo Salvini di voler “riaprire corridoi umanitari che possano portare in Italia in aereo, non sui barconi, decine di donne e bambini in fuga dalla guerra. Sto lavorando con alcune comunità cattoliche e conto di accogliere a Fiumicino, già in questo mese di ottobre, persone che meritano di essere aiutate”.

Salvini farebbe riferimento ad un’evacuazione umanitaria di 75-100 richiedenti asilo (fra cui numerose donne, vittime di abusi, e bambini) fatti uscire dai centri di detenzione libici, in collaborazione con i funzionari dell’Acnur che potrebbero arrivare nei prossimi giorni, a spese dello Stato, ed essere affidati all’accoglienza di comunità cattoliche.

Il sistema dei corridoi umanitari è al centro anche della proposta di Amici dei Bambini (illustrata in questi giorni ad esponenti istituzionali della maggioranza di Governo) per superare l’emergenza dei minori stranieri non accompagnati e far decollare finalmente l’affido in famiglia, come previsto dalla legge Zampa.

Secondo Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. “Bisogna individuare già lì, nei territori in cui si trovano i campi profughi, i minori che possono essere accolti e che giungerebbero in Italia in modo sicuro, senza rischiare la vita in mare, per poi essere affidati a famiglie preparate, senza lasciarli per mesi e mesi in prima accoglienza. Le famiglie disponibili ci sono. Già nel 2013, all’indomani del tragico naufragio di Lampedusa, Ai.Bi. aveva lanciato un appello all’accoglienza all’invito di Papa Francesco, ricevendo la disponibilità di oltre 2.200 famiglie.

Quattro le fasi essenziali del progetto dicorridoi umanitari per minori stranieri non accompagnati” proposto da Ai.Bi.:

  1. Individuare i minori stranieri non accompagnati nei campi profughi africani aventi i requisiti per essere accolti in Italia e fare per loro una formazione;
  2. Trasferimento accompagnato e protetto in Italia;
  3. Accoglienza dei minori non accompagnati in famiglie italiane opportunamente individuate e formate in applicazione della legge Zampa;
  4. Accompagnamento individualizzato del minore e della famiglia affidataria nel post-accoglienza, attraverso l’esperienza di operatori specializzati.

Se avrà successo, questo modello potrebbe essere utilizzato per tante altre emergenze, per un’accoglienza tempestiva che dia ai minori le tutele a cui hanno diritto, per il tempo necessario, prima di rientrare.

E questa è un’altra ragione per cui varrebbe la pena – dice Griffini – mettere in piedi questo strumento, ora i tempi sono maturi.