Adozioni. Esiste nel diritto internazionale il diritto del minore a crescere in famiglia? La risposta della CAI

L’affermazione di un autorevole relatore straniero nel corso di un recente seminario della CAI a Firenze che simile diritto non esiste nel diritto internazionale aveva scatenato la immediata reazione in sala e, successivamente, sui social di enti autorizzati e famiglie adottive.

A distanza di qualche mese, ecco la  secca risposta di Joëlle Longconsulente giuridico CAI “Negando il diritto del minore a una famiglia si delegittima culturalmente e legalmente l’adozione e l’affidamento familiare.”

Non esiste nel diritto internazionale alcun diritto del minore a crescere in famiglia” aveva affermato un autorevole relatore straniero intervenuto nel seminario “L’accoglienza di bambini in stato di abbandono nel mondo: strumenti giuridici a confronto” organizzato dalla Commissione per le adozioni internazionali e temutosi presso l’Istituto degli Innocenti, a Firenze, il 18 ottobre 2018.

Un’affermazione importante che aveva disorientato non poco il pubblico in sala, tra questi gli operatori dei servizi sociali e i rappresentanti delle associazioni di genitori adottivi e degli autorizzati per le adozioni internazionali.

A porsi la domanda “Esiste nel diritto internazionale un diritto del minore a crescere in famiglia?  è Joëlle Longconsulente giuridico della CAI e ricercatrice presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, che dopo aver analizzato le fonti internazionali del diritto del minore e approfondito le tesi del relatore straniero, in un’ interessante articolo pubblicato in questi giorni sul sito della Commissione, giunge alla conclusione che anche nel diritto internazionale è riconosciuto il diritto delle persone di età minore a essere accolti in una “famiglia”.

La ragione dello sconcerto che ha accolto l’affermazione” – spiega Joëlle Longnasce dal fatto che costituisce per gli operatori italiani una convinzione consolidata che ogni persona di età minore abbia non solo un interesse, ma un vero e proprio “diritto all’appartenenza a un gruppo familiare”. […] Così del resto proclama in modo inequivocabile il titolo della legge 4 maggio 1983 n.184, modificato dalla legge 28 marzo 2001, n.149 in “Diritto del minore a una famiglia”.

Assodato dunque che il diritto del minore a una famiglia costituisce tratto caratterizzante dell’ordinamento giuridico italiano, occorre approfondire la tesi che ne nega l’esistenza nel diritto internazionale.” – afferma con preoccupazione Long- “E ciò non perché accertare l’assenza del principio nel diritto internazionale imporrebbe una modifica dell’ordinamento italiano […] piuttosto dalla volontà di capire la diffusione di tale opinione nel contesto internazionale, nonché quali possano esserne le motivazioni alla luce del fatto che tale tesi riecheggia almeno in parte argomenti utilizzati per contestare l’adozione in sé.

Negando il diritto del minore a “una famiglia”- conclude la ricercatrice –“si finirebbe mi pare per delegittimare culturalmente e legalmente l’adozione e l’affidamento familiare […]Risulterebbero svalutati gli effetti riparativi che l’accoglienza in una nuova famiglia può produrre rispetto a situazioni di minori gravemente traumatizzati all’interno del contesto di origine”

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