Adozione internazionale. Laera (CAI) sui fondi stanziati e non spesi: “Quei soldi non sono persi”

“Il fatto che i soldi ci siano richiede anche che siano spesi bene, e questo necessita di tempo e di oculatezza”

Nel 2019 le adozioni internazionali in Italia sono, per la prima volta da anni, scese sotto quota mille: 969 in totale, secondo i dati pubblicati dalla CAI – Commissione Adozioni Internazionali, in anticipo rispetto al consueto report statistico annuale. Il magazine Vita ha intervistato, al riguardo, la vicepresidente della stessa CAI, la dottoressa Laura Laera.

“Sì – ha spiegato la Laera – c’è stata un’ulteriore diminuzione. Le procedure sono appena sotto quota mille, con decremento in quasi tutti i Paesi tranne Colombia e Perù, che crescono ma comunque con numeri modesti. Sta avvenendo quel che già sapevamo, cioè che i Paesi si attrezzano internamente per rispondere ai bisogni dell’infanzia abbandonata e nei fatti, per motivi diversi tra cui anche le spinte nazionaliste, non favoriscono più l’adozione internazionale. Eppure, l’adozione rimane a mio giudizio uno strumento valido e utile a tutela dell’infanzia. Noi abbiamo cercato di avere contatti con più paesi possibili, nel 2019 abbiamo incontrato diverse autorità centrali – penso ad esempio al Senegal o al Benin, alla Repubblica Democratica del Congo e alla Cambogia – anche con la speranza che alcuni dei Paesi che hanno sospeso o chiuso le adozioni possano riaprirle”.

La Laera ha poi voluto commentare il caso dei fondi stanziati dai governi per l’adozione internazionale, nel periodo 2012-2017, e non spesi. “Non sono persi – ha spiegato la vicepresidente CAI – sono solo accantonati. Dobbiamo predisporre e in parte abbiamo già predisposto il bando per i progetti di cooperazione internazionale che uscirà nei primi mesi del 2020, i DPCM per i rimborsi delle spese sostenute per le adozioni negli anni 2018 e 2019 e anche un DPCM per la riapertura dei termini per la richiesta di rimborso per il precedente. Stiamo inoltre valutando altre ipotesi di sostegno alle famiglie”.

“Il fatto che i soldi ci siano – ha aggiunto la Laera sul medesimo tema – richiede anche che siano spesi bene, e questo necessita di tempo e di oculatezza. La CAI è stata impegnata anche in un lavoro complementare: il controllo degli enti, la ricomposizione della Commissione e, non ultimo, il pagamento di circa seimila rimborsi. Missioni ne abbiamo fatte e abbiamo anche ospitato diverse delegazioni. (…)Qual è il paradosso? Che i soldi ci sono ma a volte è difficile spenderli. Ad esempio, non possiamo invitare le delegazioni a nostre spese se non da Paesi in cui è impossibile andare. Ci auguriamo che questo problema possa essere presto risolto”.