Tribunali dei minori troppo oberati di lavoro? Via l’idoneità alla Adozione Internazionale

Cara Ai.Bi.,

Leggo continuamente che i tribunali dei minorenni sono sempre oberati di lavoro, con poco personale, per cui inevitabilmente lasciano indietro le pratiche meno urgenti, fra cui, purtroppo, rientrano anche le procedure delle coppie che hanno inoltrato domanda per ottenere l’idoneità alla adozione internazionale.

Ho sentito dire che in altri paesi europei da anni i tribunali non si occupano più di queste incombenze burocratiche, avendole delegate in toto ai servizi sociali. Perché questo non avviene anche in Italia?

Giovanna

Cara Giovanna,

con l’emergenza del Covid19, di cui tutto il mondo ha fatto esperienza in questi mesi, e che ancora si ripercuote nelle nostre vite e lo farà ancora nei mesi a seguire, sono stati evidenti agli occhi di tutti, da una parte, le potenzialità del lavoro a distanza e degli strumenti informatici e, d’altra parte, i limiti delle procedure farragginose di cui il nostro Paese è troppo spesso avvolto, specie in alcune materie.

Oggi, infatti, è chiaro a tutti che gli strumenti informatici hanno dimostrato di poter colmare alcune distanze e di rendere efficienti, se correttamente usati, alcuni sistemi. Allo stesso tempo ci siamo resi conto della necessità di semplificazione perché l’uomo e le sue necessità primarie devono tornare al centro evitando il ribaltamento, cui troppo spesso spesso abbiamo assistito, di un uomo piegato dal sistema, di una realtà in cui si perdono di vista gli obiettivi di fronte alla complessità del mezzi per raggiungerli.

Queste riflessioni si possono applicare sicuramente anche nella materia delle adozioni.

E’ infatti vero che nella maggior parte dei Paesi europei le valutazioni sulla idoneità delle coppie disponibili ad adottare sono di competenza dei Servizi Sociali, come in Italia, ma è pur vero che, a differenza che nel nostro Paese, la quasi totalità dei Paesi europei non prevede il controllo dei Tribunali, sicché le procedure indicate sono di competenza esclusiva delle autorità amministrative.

In Italia, invece, con l’attuale legge 184/1983 agli articoli 29bis e 30, il procedimento rimane sotto il controllo dei Tribunali per i minorenni com’era anche prima della ratifica della Convenzione dell’Aia del 1993, e ciò anche in passaggi della procedura che sono di competenza dell’Autorità Centrale (CAI), con il risultato di avere alcuni doppi passaggi.

In quest’anno così anomalo, in cui ancora fino a tutto luglio i tribunali italiani saranno in piena emergenza per la pandemia in corso, e in cui a seguire ci sarà la nota sospensione feriale di agosto, è impensabile che si ritorni alla operatività pre-Covid19 almeno fino a settembre e a seguire è prevedibile un rallentamento delle attività per lo smaltimento del lavoro accumulatosi in questi mesi così eccezionali.

Ora, visto che giuridicamente le questioni che riguardano i minorenni rappresentano una priorità a livello internazionale, nella situazione attuale sarebbe doveroso mettere in atto ogni possibile azione che consenta il raggiungimento dei risultati attraverso una semplificazione dei mezzi, non certo a scapito della qualità, ma almeno evitando l’eccessivo lavoro in apparati statali già messi a dura prova specie quando questo lavoro consiste in attività che tutti gli altri Paesi affini all’Italia per cultura e tradizioni hanno risolto con sistemi più efficienti.

Non resta che auspicare che l’emergenza vissuta lasci nella materia delle adozioni l’eredità di un approccio maggiormente rispondente ai diritti e alla sostanza più che alle procedure e alla forma.

Cordiali saluti,

Avv.Enrica Dato
Ufficio Diritti – Ai.Bi. – Amici dei Bambini