Azzolina firma l’ordinanza: lezioni al via il 14 settembre ma gli asili per l’infanzia rischiano di non riaprire…

Sembra che nessuno si stia interessando della questione degli asili nido. C’è bisogno di un forte impiego di risorse, la creazione di nuove strutture e l’assunzione di personale specializzato

 

È confermato. Il 14 settembre le porte degli istituti scolastici riapriranno per accogliere gli studenti italiani nelle loro aule.

Il secondo lunedì di settembre riprenderanno quindi le loro attività gli Istituti del primo e del secondo ciclo, i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti e le scuole dell’infanzia, mentre saranno demandate alle Regioni le determinazioni da adottare in materia di calendario scolastico, che non potranno comunque essere inferiori ai 200 giorni di lezione come stabilito dalla normativa vigente.

Una riapertura che avverrà in sicurezza grazie anche al nuovo scostamento di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri che ha permesso di innalzare la cifra destinata agli interventi dedicati alla tutela a 2,6 milioni di euro.

Sale la preoccupazione per la riapertura dei nidi a settembre. Mancano le linee guida.

Mentre il Ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina, firma l’ordinanza che da il definitivo avvio alle attività scolastiche, sale invece la preoccupazione per la riapertura dei nidi per i più piccoli, da 0 a 6 anni.
Sembra infatti che nessuno si stia interessando della questione. Le linee guida rilasciate a fine giugno dal Ministero fanno pochi cenni alla scuola dell’infanzia e nessuno ai nidi dedicati ai bimbi da 0 a 3 anni, di competenza degli enti territoriali.

“Il problema sembra essere un rimpallo di competenze tra MIUR, Ministero delle Politiche sociali e dipartimento delle politiche per la famiglia – sottolinea la sociologa Chiara Saraceno all’EspressoIl decreto legislativo 65 del 2017 è chiaro rispetto alla responsabilità del MIUR di realizzare un sistema integrato di istruzione ed educazione per la fascia 0-6 anni e deve farlo in fretta. L’assenza di iniziative si scontra con una direttiva europea che imponeva già nel 2010 che almeno il 33% dei bimbi potessero accedere ad un asilo nido – continua la sociologa- mentre in Italia ci si ferma al 24.7, 12,5 se si considerano i nidi pubblici”.
Soprattutto per quanto riguarda la fascia 0 -3 anni, il problema è serio. Nei tre quarti dei casi per la copertura dei nidi si ricorre ai privati (tramite convenzione o appalto). Gli stessi privati che a settembre rischiano di non ripartire.

È necessario un forte impiego di risorse riguardanti l’educazione precoce, la creazione di nuovi asili e l’assunzione di personale specializzato.

L’intera comunità scientifica infatti sembra concordare su un punto essenziale: alcune problematiche dell’infanzia se non affrontate precocemente potrebbero risultare irreversibili e portare all’abbandono scolastico e a gravi forme di povertà educativa.