Slitta ancora la riforma del Terzo Settore: è il momento di avere date certe!

Zoppica ancora il cammino della riforma del Terzo Settore, iniziata nel 2016 e sospesa tra proroghe e rinvii. C’è bisogno di una data certa, per i 360 mila enti del settore e per l’Italia tutta

Ormai la vicenda della Riforma del terzo settore sta assumendo i contorni della classica “odissea”: l’inizio dell’iter risale ormai al 2016, ma, a quasi 5 anni di distanza ancora si vive di rinvii, proroghe e, soprattutto, tanti dubbi.

Riforma del Terzo Settore: la lettera dei professionisti al Governo

A riportare la questione è il Sole 24 Ore, che racconta della lettera mandata al Presidente del Consiglio e al Ministro del Lavoro e dello politiche Sociali da un gruppo di undici professionisti specializzati nella consulenza alle organizzazioni non profit. Tre le richieste: vedere finalmente pubblicata una data ufficiale per il debutto del Registro Unico del terzo settore; avere qualche spiegazione in merito al fatto che, a quattro anni dall’entrata in vigore del Codice del Terzo Settore il Governo non abbia ancora inviato a Bruxelles la domanda per avere l’ok definitivo sui nuove regimi fiscali agevolati per gli enti no profit; chiarire se siano previste modifiche inerenti la disciplina fiscale.

Riforma del Terzo Settore: un passo avanti per gli enti e per l’Italia intera

Dei chiarimenti paiono ormai necessari, tenendo conto dell’obiettivo primario della riforma: semplificare e allineare le regole di un Settore che conta quasi 360 mila istituzioni, oltre 850 mila dipendenti e qualcosa come 5 milioni di volontari. Con un valore economico stimato, secondo il Sole 24 Ore, di 80 miliardi di euro, ovvero il 5% del Pil nazionale.
La legge emanata nel 2016 è stata il primo passo, seguita dal Codice Unico pubblicato nel 2017. Ma, da lì in poi, si è vissuto di aggiustamenti, vaghe promesse e tante proroghe, l’ultima delle quali (la quinta, che rimanda l’allineamento degli statuti di Onlus, associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato alle prescrizioni del Codice del Terzo Settore) concede agli enti ulteriore tempo fino a maggio 2022, con il dubbio che tutto ciò comporti il sospirato via all’attuazione della riforma.
A ciò si aggiunge la scadenza dei termini per la messa a punto della piattaforma informatica del nuovo Registro Unico, ma ancora una volta, la data del debutto ufficiale di tale registro non c’è.

Deriva da tutto questo, quindi, la lettera inviata a Governo e Ministero, che, prima di passare a esporre le richieste più “tecniche”, tiene a chiarire una questione di principio, se così si può dire: che la riforma del Terzo Settore non interessa solo tutti gli enti coinvolti, ma può aiutare l’Italia intera “a uscire da una situazione di precarietà sociale ed economica aggravata, tra l’altro, dalla pandemia”.
Sperando che questa sia davvero la volta buona.