Inghilterra: ritorna la paura del COVID? Le due dosi di vaccino sono efficaci anche contro la variante Delta

La variante Delta del virus SARS-CoV-2, che è ormai predominante in Inghilterra, ha suscitato non pochi allarmi. Due studi dimostrano, però, che l’efficacia dei vaccini è alta anche nei suoi confronti. Specie nell’evitare l’aumento esponenziale di ospedalizzazioni e decessi

Che il SARS– CoV-2, come tutti i virus, sia in grado di mutare è cosa nota. Quale sia l’efficacia dei vaccini nei confronti delle varianti, invece, è qualcosa a cui solo nuovi studi, i dati e l’esperienza possono rispondere. Ecco perché, al diffondersi della cosiddetta “variante Delta” in Inghilterra, che ha portato il governo di Boris Johnson a rinviare le ultime riaperture inizialmente programmate per la fine di giugno, sono cresciute le preoccupazioni. Ed ecco anche perché si parla con insistenza di terza dose, proprio per “aggiustare” i vaccini alla luce delle nuove varianti.

La variante Delta del virus SARS-CoV-2 in Inghilterra

La Delta, infatti, è una mutazione molto più contagiosa rispetto alla variante Alfa (inizialmente nota come variante inglese), che a sua volta era già più contagiosa del virus originario. Anche rispetto alla Beta (ex variante sudafricana) la Delta risulta più pericolosa e, dunque, un reale, potenziale pericolo per la ripresa dei contagi.
Oggi, come riporta il Corriere della Sera, arrivano in tal senso notizie positive, grazie a due importanti studi. Il primo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet, ha preso in esame 19.500 infezioni e 377 ricoveri avvenuti in Scozia: il totale dei positivi alla variante Delta sono risultati essere 7.723, di cui il 70% non era vaccinato. Sulla base di questi numeri, l’efficacia del vaccino è stata stimata essere del 79% per quanto riguarda Pfizer (che nei confronti della variante Alfa offre una copertura del 92%) e del 60% per AstraZeneca (73% verso Alfa).

I dati del PHE indicano un’efficacia dei vaccini superiore al 90% verso il pericolo di sviluppare casi gravi a causa della variante Delta

Ancora più confortanti i dati pubblicati dal PHE (il sistema sanitario britannico) che, sebbene non sottoposti a validazione scientifica, sono significativi perché esaminano l’efficacia dei vaccini contro il pericolo di sviluppare infezioni gravi. Ebbene, nel prevenire le ospedalizzazioni e, di conseguenza, i decessi, Pfizer risulta efficace al 94% già dopo la prima dose, salendo a 96% dopo la seconda. AstraZeneca rimane più basso con una sola dose, fermandosi al 71% di efficacia, ma sale al 92% dopo entrambe le somministrazioni.
Questi dati combaciano con l’analisi che vede la variante Delta diffondersi soprattutto tra i giovani dai 10 ai 29 anni, una fascia d’età in cui ci sono molti meno vaccinati rispetto ai più anziani. Infatti, se la risalita dei casi di contagio dovuti alla variante Delta è risultata molto rapida, non altrettanto lo sono stati i ricoveri, che hanno mostrato una aumento più lento e non hanno riguardato quasi per nulla gli anziani.
Il Corriere sottolinea, giustamente, che qualche ricovero c’è stato anche tra soggetti completamente vaccinati, ma non ci sono ancora dati per capire se questi avessero altre patologie o fossero immunodepressi: caratteristiche che già di per sé abbassano le percentuali di efficacia dei vaccini.