L’Adozione legittimante garantisce uno sviluppo più sereno. La conferma da uno studio

Tra adozione legittimante e le sempre più utilizzate formule di adozione mite e adozione aperta è la prima quella che, secondo uno studio dell’Università di Bari, garantisce ai minori uno sviluppo più armonico, sereno e sicuro

Con il rinnovarsi del dibattito intorno alla carenza di disponibilità all’adozione da parte delle coppie, partito dall’editoriale di Ferruccio de Bortoli pubblicato sul Corriere della Sera, si è parlato tanto di adozione legittimante, adozione mite, adozione aperta… Tutte qualificazioni dell’istituto adottivo per le quali si sono spese molte parole, cercando di delineare vantaggi e criticità di ciascuna e sottolineando come, paradossalmente, il sempre più frequente ricorso dei giudici all’adozione “aperta” possa essere uno dei fattori determinanti nel calo delle disponibilità delle coppie all’adozione nazionale.

La sentenza “storica” della Corte Costituzionale

Su questo versante della discussione, il problema si è posto con forza evidente dopo la sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2023 (ma resa nota all’inizio del mese di ottobre) che non ha escluso che anche nell’adozione legittimante possano essere mantenuti i rapporti tra l’adottato e la famiglia d’origine.
Si è trattato di una decisione che si può definire epocale poiché ha scardinato il concetto di adozione come creato e sviluppato sotto la disciplina della L. 184/83, elevando l’adozione mite, che – ripetiamo – non ha una disciplina legislativa e che prevede proprio il mantenimento dei rapporti tra l’adottato e la famiglia di origine, a un ruolo da protagonista.
Distaccandoci dalle dissertazioni teoriche e non suffragate da verifiche empiriche, vogliamo riprendere le conclusioni di uno studio effettuato, sempre nel 2023, da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bari che ha valutato i percorsi e gli esiti di sviluppo di un campione di ragazzi adottati con la formula dell’adozione mite.
In particolare, ci vogliamo soffermare su uno degli obietti dello studio: quello di confrontare alcuni aspetti dello sviluppo di adolescenti che hanno sperimentato l’adozione mite con altri che hanno sperimentato forme di accoglienza diverse (soprattutto adozione legittimante, ma anche affido familiare, affido alla comunità).

Le varie qualificazioni dell’istituto adottivo

Prima di esporre i risultati diamo una sintetica indicazione dei tipi di adozione presi in esame dallo studio.
L’adozione legittimante, che crea una rottura totale dei rapporti con i genitori biologici essendo costitutiva di un rapporto sostitutivo rispetto a quello con i genitori biologici, quello che avviene, per intenderci, nell’adozione internazionale.
L’adozione aperta, che prevede un’indagine del Tribunale per i Minorenni sulla situazione del minore e una pronuncia sul semiabbandono permanente del medesimo, seguendo una disciplina similare a quella dell’adozione legittimante con l’eccezione della previsione del mantenimento dei rapporti personali con la famiglia d’origine.
L’adozione mite, che segue invece un percorso più lungo e graduale, partendo da un affidamento familiare del minore a una famiglia e la contestuale verifica del recupero della famiglia d’origine, proseguendo, poi, in caso di impossibilità di rientro nel nucleo famigliare d’origine, con un affidamento sine die con provvedimento di adozione sul modello dell’adozione in casi speciali, ovvero senza interruzione del rapporto di filiazione e di quello relazionale con la famiglia d’origine.

I risultati dello studio

Ritornando allo studio considerato, i risultati ottenuti mostrano come gli adolescenti adottati con formula mite manifestino un maggior rischio di disadattamento e insicurezza all’adattamento rispetto ai coetanei adottati con la formula legittimante.
Sembra quindi – conclude lo studio – che la formula mite di adozione, pur garantendo la gradualità del passaggio dal nucleo di origine a quello adottivo e il mantenimento dei contatti con i membri significativi della famiglia d’origine, non raggiunga l’obiettivo di assicurare ai minori livelli ottimali di adattamento psicosociale. Allo stesso modo non li aiuta a riorganizzare i propri modelli interni dell’attaccamento verso la sicurezza. Questi adolescenti, infatti, presentano livelli di sviluppo più bassi rispetto a quelli dei coetanei in adozione legittimante, i quali, invece, mostrano livelli di sviluppo comparabili a quelli della popolazione non clinica.
I risultati evidenziano anche che i ragazzi in adozione legittimante sembrano avere riorganizzato i loro modelli interni di attaccamento verso la sicurezza in misura maggiore rispetto alle altre forme di accoglienza, le quali presentano invece percentuali di sicurezza tipiche dei campioni clinici. In assoluto sono i ragazzi accolti dalle comunità a beneficiare meno dell’opportunità di riorganizzare i loro modelli di relazione, mentre i ragazzi in adozione mite presentano livelli di sicurezza più alti rispetto alle due forme di affido, ma di gran lunga inferiori a quelli dell’adozione legittimante. Relativamente, infine, alla presenza di problemi comportamentali, sono i ragazzi in adozione mite a presentare i livelli più alti di problematiche emotivo comportamentali.
In conclusione, se è del tutto evidente che la formula legittimante di adozione risulti associata a esiti di sviluppo più positivi rispetto a quella mite, meno chiare appaiono, invece, le ragioni che possono spiegare tale risultato.