Verso la Giornata nazionale dell’affido. La storia di Anna

Nel giorno che ricorda il 43° anniversario dell’approvazione della legge 184, che regola le procedure per l’adozione e l’affido in Italia, la storia di come un affido possa portare serenità e cambiare la vita. Non solo dei minori


Tante sono le richieste, tanti i bambini che hanno bisogno di serenità familiare ma mancano famiglie disponibili. L’affido ha bisogno di fiducia, proprio da parte delle famiglie.
“Incontriamo molte coppie, c’è molto interesse, ma poche poi si mettono in gioco e decidono di diventare affidatarie. Dell’affido spaventano ancora quel “non è per sempre”, quelle relazioni con le famiglie di origine dei bambini, e anche una buona dose di pregiudizi rispetto a casi di cronaca ancora presenti nella memoria di molti”.

Questione di serenità

A pochi giorni dal convegno promosso dal Tavolo nazionale affido (il prossimo 7 maggio, ndr) Maria Grazia e suo marito Fabio sono tenaci promotori di questa forma di protezione per i minori in difficoltà familiare, ospiti in comunità, fuori dalla loro famiglia di origine.
La coppia da anni collabora con Ai.Bi. Amici dei Bambini e fa parte di una rete di famiglie affidatarie e persone singole che si impegnano sul territorio, in collaborazione con i Servizi sociali: alla realizzazione di corsi e incontri formativi, il gruppo che fa riferimento alla sede di Affori (Milano) promuove momenti di riflessione e scambio per essere testimone diretto di come questo sistema di protezione possa portare serenità nella vita di bambini e adolescenti provenienti da famiglie disgregate o in condizione di grave fragilità.
Oggi sono genitori di una ragazza di 16 anni, che sta terminando il secondo anno di scuola superiore ed è appassionata giocatrice di pallavolo.
La coppia si era avvicinata per la prima volta all’affido molti anni fa nella formula part-time, occupandosi di una bambina di pochi mesi durante i fine settimana; dopo la formazione con Ai.Bi. – prevista per tutte le coppie e persone singole che vogliono accogliere minori – la convinzione di proseguire si è rafforzata e quindi hanno offerto la loro disponibilità per un affido a tempo pieno. E così è arrivata Anna, quando aveva 7 anni (nome di fantasia, ndr).

Una nuova vita

“I primi due anni sono stati impegnativi, con numerose visite in spazio neutro con la famiglia di origine. Poi la situazione è cambiata: da un lato non sussistevano le condizioni per un reinserimento, dall’altro Anna a un certo punto ha deciso di chiudere i rapporti i familiari biologici. Il giudice ha ascoltato la bambina, ha considerato tutti gli aspetti e conseguenze e, nel suo interesse, ha accolto la sua richiesta. Così il nostro affido da temporaneo è diventato sine die.
Casi come questi possono verificarsi, per quanto l’affido in sé sia uno strumento temporaneo di protezione dell’infanzia che prevede dopo due anni (rinnovabili di altri due) il rientro del minore nella famiglia di origine, a patto che anche questa abbia intrapreso un percorso di recupero, dimostrando di essere capace e responsabile di educare, crescere e amare.
Oggi le potenziali famiglie affidatarie sono spaventate, temono di restare sole nel percorso, temono anche complicazioni da gestire se il minore è adolescente; si sentono giudicate o sotto esame e quindi non tutte sono disponibili a mettersi in gioco – dicono MariGrazia e Fabio – : proprio durante gli incontri periodici che abbiamo ripreso con maggiore frequenza, soprattutto dopo il Covid, servono a trasmettere fiducia. Certo è importantissimo far parte di una rete, non isolarsi, avere un confronto costante con una associazione come Ai.Bi. che può sostenere e accompagnare nei momenti difficili”.

Parlarne, senza paura

La rete di famiglie di Affori è composta anche era persone singole “che hanno accompagnato bambini piccoli, adolescenti, alcuni fino all’Università”, racconta Maria Grazia, convinta che vi siano persone con molte risorse educative e emotive. “Occorre sfatare anche questa altra credenza – aggiunge – : nessun minore è strappato alla famiglia per sciocchezze ma in presenza di situazioni gravi e complesse. I bambini che entrano nel percorso di affido hanno un bagaglio pesante di sofferenze e noi dobbiamo essere pronti e preparati ad accoglierlo.
Dal sorriso e dalla felicità di Anna si comprende come questo traguardo sia stato raggiunto : “Anna non ha remore a parlare della sua storia a scuola. Ha perfino proposto all’insegnante di italiano di realizzare un podcast sull’argomento – conclude Maria Grazia – . Lei e altri ragazzi in affido partecipano sempre ai nostri incontri ed è bello per tutti vedere come i grandi si prendono cura dei bambini piccoli“.

Informazioni e richieste sull’affido familiare

Chiunque volesse approfondire la conoscenza dell’affido familiare e riflettere sulla propria disponibilità a intraprendere questo percorso, può partecipare agli incontri organizzati da Ai.Bi. Tutte le informazioni si trovano alla pagina dedicata del sito dell’Associazione.