Palermo, la storia di Yodit: dall’Eritrea all’affido di un bimbo siciliano

Sbarcata dall’Eritrea negli Anni ’80, oggi è madre affidataria e punto di riferimento per migranti e donne in difficoltà

“La Sicilia mi ha accolta. Palermo mi ha riconciliato con me stessa e fatto diventare una psicologa. Era giusto che mi mettessi a servizio di questa terra”.
Con queste parole Yodit Abraha racconta la scelta che ha cambiato la sua vita e quella di un bambino. Nata in Eritrea, con passaporto etiope, la donna è approdata in Italia nel 1984, seguendo le orme dei genitori fuggiti dall’Africa e di tantissimi che, come lei, hanno cercato una nuova possibilità di futuro in un Paese differente.
La cittadinanza italiana non l’ha mai chiesta, ma dice di sentirsi italiana a tutti gli effetti.

Una storia di accoglienza

Ripagare l’ospitalità ricevuta per Yodit ha avuto un doppio significato: lavorare con i migranti e accogliere Giuseppe, un ragazzino palermitano oggi undicenne, che da sei anni chiama “mamma” la donna che lo ha preso in affido.

“Ho chiesto esplicitamente che fosse un palermitano perché a Palermo devo tantissimo” – racconta.
La loro è una storia bella e significativa, emersa alla luce anche grazie alla decisione di dare vita sui social a un racconto quotidiano chiamato Diario di una mamma scoppiata, dove la madre affidataria condivide gioie e difficoltà dell’essere genitore.
Il suo impegno non si ferma alle mura domestiche. Yodit coordina Casa di Lucia, struttura di accoglienza per donne migranti, anche con figli.
Ventuno i posti disponibili, un rifugio per chi approda dopo viaggi disperati nel Mediterraneo. “Prendersi cura di chi è in grave difficoltà richiede molte energie – ammette – ma siamo una grande famiglia. Ed è quella di cui fa parte anche Giuseppe. Per certi versi lui vive in una comunità domestica più ampia, come accade in Africa”.

Partenze e ricongiungimenti

La sua storia personale è segnata da partenze e ricongiungimenti. Negli anni Settanta i genitori raggiunsero l’Italia, lasciando lei e il fratello ai nonni materni. “Erano poveri ma prevaleva in loro la volontà di condividere anche il poco che avevano”. A Palermo, invece, ha incontrato una città multiculturale che le ha permesso di studiare, lavorare e infine laurearsi. Oggi la sua missione è una sola: accompagnare Giuseppe nel suo futuro e restituire all’isola l’amore ricevuto.

Informazioni e richieste sull’affido familiare

La storia di Yodit è sicuramente particolare e figlia di vicende personali complesse. Ma nella sua decisione di intraprendere la strada dell’affido familiare è comune a quella di tanti altri genitori che, quasi sempre nel silenzio generale, scelgono di compiere questo gesto di grande generosità. Un gesto alla portata di tutti, in modalità e tempi che rispettino tanti i bisogni dei bambini da accogliere, quanto le disponibilità di chi apre le sue braccia.
Chiunque volesse approfondire la conoscenza dell’affido familiare e riflettere sulla propria disponibilità a intraprendere questo percorso, può partecipare agli incontri organizzati da Amici dei Bambini
Tutte le informazioni si trovano alla pagina dedicata del sito.