Kenya «Le notizie dei giornali sono diverse da quello che viviamo qui». La testimonianza di Elena Magoni, volontaria espatriata a Nairobi

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Più di trenta ore di terrore, 69 morti e quasi duecento feriti: è il bilancio di un attentato messo a segno in queste ore da un gruppo di terroristi islamici somali di al Shebaab all’interno di un centro commerciale a Nairobi. Le forze speciali dell’esercito keniota, aiutate da esperti Usa e britannici, hanno circondato e poi liberato gli ostaggi. Il profilo Twitter degli Shabaab, prima di essere oscurato, ha diffuso un messaggio, che lega l’assalto alla volontà di punire il Kenya per i suoi interventi militari in Somalia.

Di seguito, la testimonianza di Elena Magoni, la nostra volontaria espatriata, la quale finora ha vissuto il centro commerciale Westgate, come luogo di svago. Quasi un amarcord dall’aria vagamente simile ai centri commerciali italiani.

Sono le 14 e 10 di lunedì 23 settembre in Kenya e circa mezz’ora fa abbiamo visto uscire fumo nero dal centro commerciale Westgate di Nairobi, preso d’assalto dai terroristi sabato scorso, verso mezzogiorno.

Nessuno sa dire cosa stia succedendo ma nei nostri cuori c’è tanta paura.

Oggi svegliandoci pensavamo di accendere la TV e vedere le immagini degli ostaggi liberati e i terroristi arrestati, invece ci siamo trovati davanti la stessa scena di ieri sera: i terroristi ancora chiusi nel Westgate con i militari e le forze di polizia keniote, poche informazioni e ancora tanta paura. Le fonti ufficiali parlano di 69 morti dichiarati e più di 175 feriti. Certo leggere le notizie sui giornali è davvero lontano da quello che stiamo vivendo noi qui.

Vivo qui da 5 anni e conosco molto bene quel centro commerciale. Quante volte nei momenti liberi abbiamo fatto un salto lì per farci un giro nei negozi o mangiare qualcosa e dimenticarci per un momento dei problemi quotidiani che dobbiamo affrontare ogni giorno con il nostro lavoro.

Anche se non sono una grande frequentatrice di centri commerciali, questo Westgate può riportare la mente all’Europa e nei momenti di nostalgia ricordarti i centri commerciali italiani. C’è anche una buona gelateria italiana e l’Art Café dove fanno buonissimi dolci e pane di ogni foggia.

Per fortuna sabato pomeriggio io e la mia bambina ce ne stavamo tranquille a passeggiare nel nostro quartiere, mentre mio marito era impegnato con le prove del Musical dei bambini negli istituti.

Purtroppo quello che all’inizio sembrava un semplice episodio di rapina, si è trasformato in un incubo. L’ormai lontano ricordo dell’attentato del 1989 all’Ambasciata americana è tornato fresco nella memoria dei cittadini kenioti e stranieri e soprattutto di quelli che hanno avuto persone vicine che hanno perso la vita o sono stati dichiarati dispersi. Chi avrebbe mai pensato che i tanti moniti di evitare di frequentare i centri commerciali, si sarebbero un giorno rivelati veri! Il fatto è che in questa città, che non offre molti svaghi, la gente adora passare il proprio tempo libero nei centri commerciali soprattutto il sabato o la domenica. Abbiamo sentito notizie di bambini e donne anche incinte ammazzati, abbiamo visto foto con corpi di persone decedute e ferite.

La nostra mente non riesce a razionalizzare quello che sta succedendo, non possiamo pensare di camminare ancora in quella strada dove si affaccia il centro commerciale e ci chiediamo se verrà chiuso ora che è stato teatro di irrazionalità umana e ingiustizia.

Invidio mia figlia neonata che nella sua innocenza è ignara di quanto sta succedendo. Siamo tutti spaventanti e preoccupati, non vediamo l’ora di sentirci dire che è tutto finito e di poter ricominciare a vivere con tranquillità. Certo non so se metterò più piede in un centro commerciale e mi chiedo se continueremo a vivere nella paura e se altri terroristi staranno pianificando atti violenti che ledono la sicurezza nazionale e distruggono per sempre la vita di esseri innocenti e dei loro cari.

Ci chiediamo se questa guerra subdola in nome di non si sa chi e cosa un giorno finirà e lascerà spazio a una pacifica convivenza fatta del rispetto degli ideali, della religione e della diversità dell’altro.