“Pronto? Avete un posto per una mamma con il suo bambino?”

affidoLa vera emergenza? E’ l’Italia! Me lo ripeto da quando è partita la nostra campagna Bambini in alto mare e la mia “normale” giornata di lavoro inizia alle otto del mattino e finisce… non si sa mai quando finisce! Ieri però è stato un giorno davvero speciale, e vale la pena di raccontarlo.  A volte capita che fai ogni sforzo possibile e purtroppo ti trovi davanti a dei muri insormontabili. Altre volte invece, come per incanto, tutto va nella direzione giusta e, in 24 ore, riesci a realizzare un sogno. Anzi due!” 

Inizia così il diario di una delle nostre operatrici, che lavora nell’area Italia di Ai.Bi. e segue la rete di famiglie affidatarie e le case famiglia (“Non voglio comparire col mio nome”, ci spiega. “Questo è il resoconto della mia giornata, ma è praticamente identico a quello dei miei colleghi. Qui la squadra è tutto!”).

In questo periodo il telefono è rovente. Tante, tantissime coppie ci stanno dando la loro disponibilità. E’ bello vedere un’Italia così solidale e così disponibile. Certo, è solo il primo passo. Poi comincia il fondamentale lavoro di indagine, formazione, organizzazione e sostegno: inserire temporaneamente un bambino in un nucleo familiare richiede una cura e attenzioni speciali. Questo è il mio compito, forse il più importante. Di colloquio in colloquio, le giornate volano.

Oggi non mi sono accorta del tempo che passava. Fuori è già buio, diluvia, spengo il computer, prendendomi già qualche appunto per domani. Sono stanchissima e non vedo l’ora di essere a casa.

Verso le dieci di sera squilla il telefono: è una chiamata di emergenza. C’è bisogno di un pronto intervento. Una mamma  con il suo bambino ha bisogno di una collocazione immediata. La mamma è una ragazzina molto giovane e ha grossi problemi con i suoi genitori che non hanno accettato la gravidanza. L’ospedale in cui ha partorito ha cercato di trovare una soluzione per favorire il suo rientro a casa, ma non c’è stato nulla da fare. Tante paure, tanta sofferenza, ma la ragazza è molto determinata: vuole fare la mamma, nonostante tutto. Il neonato e la sua mamma hanno bisogno di ricevere subito le giuste cure e attenzioni, bisogna fare qualcosa immediatamente. Non può tornare a casa, è spaventata, non sa dove andare. Vengono subito consultati i servizi,  parte un giro di telefonate. Qui in Ai.Bi. la squadra è pronta: quando c’è un’emergenza tutti siamo reperibili e tutti entriamo in azione, ciascuno con il suo compito. 

Abbiamo da pochi giorni finito di allestire gli spazi di una nuova comunità: è bella, c’è ancora l’odore fresco di pittura. Possiamo aprirla subito? Stanotte? Adesso? Ovviamente sì, è la risposta. Raggiungo la casa, verifico di persona, tutto è pronto e l’accoglienza della mamma e del suo bambino è immediata. Vedere il sollievo sul viso di quella donna, cancella tutta la stanchezza di questa notte insonne.

Torno a casa felice e crollo addormentata. La sveglia suonerà fra meno di quattro ore, alle otto. Peccato che, un quarto d’ora prima, a svegliarmi è… il telefono!

Piazza di una grande città, sotto i cartoni, hanno trovato a ripararsi dal freddo e dalla pioggia una mamma con il suo piccolino. Mi immagino la scena, il terrore nei loro occhi, per essere stati scoperti, per non avere un altro posto dove stare. Ma come è possibile che in Italia ci possano essere persone ridotte a vivere in queste condizioni? Persino un cane con i suoi cuccioli ha una cuccia migliore di questa.

In cinque minuti sono pronta e operativa. Intanto i carabinieri e i servizi sono già attivi , la squadra di Ai.Bi. risponde anche questa volta all’appello. Andiamo a prenderli e accompagniamo la mamma con il suo bambino in CMB.

Sono solo le 11 del mattino e mi sembra di aver vissuto un mese, non 24 ore. Non possiamo permetterci di fermarci nemmeno un attimo! Ma vorrei che tutte le nostre giornate fossero così”.