Detraibilità delle spese di adozione internazionale: esiste una circolare specifica?

Buongiorno,

siamo una coppia che ha adottato con voi in Colombia nel 2010.

Dopo aver concluso l’iter di adozione, abbiamo presentato la dichiarazione dei redditi 2011 portando in deduzione le spese sostenute e da voi certificate.

L’intera deduzione del 50% delle spese è stata effettata sul 730 di mia moglie (in quanto titolare di reddito più alto ed avente il 100% il figlio a carico).

Di conseguenza, sulla mia dichiarazione non è stata portata in deduzione alcuna spesa relativa all’adozione.

L’agenzia delle entrate ci ha mandato una notifica di pagamento, poiché l’attribuzione delle spese effettuate è, a suo dire, attribuibile al 50% ad ogni coniuge e quindi ci viene contestata questa scelta.

Esiste una specifica circolare o risoluzione/interpello da parte dell’agenzia delle entrate su quest’argomento da poter portare a supporto della nostra posizione?

Ringraziandovi in anticipo, rimaniamo in attesa di un vostro cortese riscontro.

Pierluigi e Maria Cristina

 

 

CRINO (2)Buongiorno Pierluigi e Mariacristina,

non esiste nessuna pronuncia specifica da parte dell’Agenzia delle Entrate su questo argomento.

L’unico documento ufficiale sulla deducibilità delle spese di adozione internazionale resta la risoluzione 77 del 28 maggio 2004, peraltro emanata solo a fronte di un interpello da parte di alcuni Enti autorizzati, e questa risoluzione nulla dice riguardo la divisione delle spese in deduzione tra moglie e marito.

La vostra scelta è però più che corretta per analogia. Infatti tutte le detrazioni riguardanti le spese per i figli a carico, a partire dalle detrazioni per il lavoro dipendente, non devono mai essere divise equamente tra i coniugi, ma, previo accordo tra i coniugi stessi, possono essere anche interamente attribuite al genitore con il reddito maggiore.

La “ratio” di questo principio generale del nostro sistema fiscale è chiara, direi quasi ovvia: le spese per i figli non vanno divise a metà, ma possono anche essere sostenute, e quindi portate in detrazione o deduzione, in maniera disuguale a seconda delle effettive possibilità economiche dei genitori. Il genitore che ha un reddito superiore può logicamente sostenere una parte più elevata di oneri.

Non c’è alcun motivo per cui l’adozione internazionale, che è comunque incontrovertibilmente una spesa per figli a carico, debba sfuggire a questo principio generale. Né esiste alcuna pronuncia ufficiale da parte dell’Agenzia delle Entrate che sostenga la contestazione fattavi dall’Agenzia medesima.

Quindi vi è stato fatto un addebito che non ha né capo né coda?

In realtà, un motivo, decisamente poco nobile e ancora meno logico, potrebbe esserci. A quanto ci risulta, nel tentativo di recuperare soldi ovunque possibile, l’indicazione del Ministero dell’Economia è quella di cercare di ridurre il più possibile le spese per adozione internazionale portate in deduzione. Ciò si traduce in discreti inviti agli Enti autorizzati a una maggiore severità nella certificazione delle spese e a contestazioni alle coppie come quella che voi avete ricevuto.

I genitori adottivi, insomma, non solo devono pagare di tasca propria per il gesto d’amore che fanno, ma addirittura rientrano tra le categorie di contribuenti da spremere per raggiungere il pareggio di bilancio.

So di non esservi stato di grande aiuto. Spero in ogni caso che vogliate opporvi a questo accertamento e che, se lo farete, esista ancora un giudice capace di affermare che l’accoglienza in famiglia di un minore abbandonato merita, come minimo che più minimo non si può, almeno le stesse agevolazioni che il nostro sistema prevede per ogni altro figlio a carico.

Un saluto

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi.