Bolzano: Autorità Centrali Regionali e Adozione europea per salvare e rilanciare l’adozione internazionale. Superata la prospettiva di un’unica autorità nazionale

image-convegnoL’adozione internazionale è una tematica più vicina alle Regioni che allo Stato. Sembra essere questo il leit motiv che accomuna diversi Paesi europei. Dopo la Spagna, infatti, anche Austria e Germania hanno scelto la strada della regionalizzazione per ridare impulso all’accoglienza familiare dei bambini stranieri abbandonati. È quanto emerso venerdì 21 novembre nel corso del convegno organizzato da Amici dei Bambini a Bolzano e intitolato “Le nuove facce dell’adozione internazionale. Prassi in evoluzione”.

“Un’adozione che sia vicina alle famiglie e ai loro bisogni – ha evidenziato Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – non può prescindere da un accompagnamento delle stesse non solo prima, ma anche durante e dopo l’adozione”. Non come avviene ora in Italia, dove, secondo Griffini, tutta l’attenzione è concentrata sul “prima”, mentre il “durante” e il “dopo” sono affidati solo al lavoro di qualche ente autorizzato particolarmente sensibile alle necessità delle coppie.

“Nella prospettiva della regionalizzazione – ha spiegato il presidente di Ai.Bi. – gli enti autorizzati lavorano a stretto contatto con i servizi regionali. Abolita quindi l’idoneità rilasciata dal Tribunale per i minorenni, tutti hanno un’idoneità amministrativa”.

L’esempio migliore è quello tedesco, dove tutto il sistema è organizzato a livello di land. Sono i cosiddetti Uffici Regionali della Gioventù presenti nel territorio di residenza degli aspiranti genitori che si occupano di effettuare le valutazioni degli adottanti e di rilasciare l’eventuale idoneità amministrativa.

I dati, del resto, parlano chiaro. Nei Paesi in cui il sistema delle adozioni è basato sulla regionalizzazione, i fallimenti adottivi sono praticamente inesistenti. E questo proprio grazie a un intenso lavoro di accompagnamento delle coppie che viene garantito nel post-adozione. “L’aver creato delle Autorità Centrali Regionali – ha detto Griffini –  fa prendere coscienza alle Regioni di essere  responsabili in prima persona delle adozioni realizzate dagli enti autorizzati presenti e attivi sul loro territorio. Per salvare l’adozione internazionale in Italia, occorre quindi iniziare anche da noi un lavoro di contatti con le Regioni per arrivare a una riforma del sistema capace di fare sentire le coppie tutelate non solo nella fase di avvicinamento all’adozione, ma anche in quella, assolutamente importante, che segue l’ingresso del minore in famiglia”.

Sul fronte continentale, nel corso del convegno di Bolzano  si è rilevato che, viste le dimensioni che il fenomeno ha assunto, l’accoglienza dei minori stranieri abbandonati non può che essere affrontata a livello di Unione Europea: una grande sfida, insomma, a cui il Vecchio Continente è chiamato a rispondere.

Basti pensare ai dati allarmanti sull’aumento dei minori abbandonati. Solo nella Repubblica Democratica del Congo – per citare il Paese maggiormente al centro delle cronache, in questi mesi, per quanto riguarda le adozioni – il numero dei bambini orfani e abbandonati è passato in pochi anni da 4 milioni e mezzo a 7 milioni e 800mila.

Ancora più clamorose le cifre legate agli orfani a causa dell’Aids. A tal proposito è stato ricordato il rapporto delle Nazioni Unite secondo cui per dare un papà e una mamma solo ai minori africani orfani di genitori deceduti a causa del virus Hiv servirebbero non meno di 15milioni e 400mila famiglie adottive.

Senza dimenticare il drammatico fenomeno dei minori stranieri non accompagnati: migliaia di bambini e ragazzini che arrivano soli nei Paesi europei, spinti dalla disperazione. Per garantire loro un’accoglienza giusta, è necessario affrontare al più presto la possibilità di istituire una sorta di “adozione europea”.

Un concetto, questo, che comporta principalmente due aspetti. Innanzitutto la ricerca di soluzioni per trovare una famiglia alle migliaia di minori abbandonati in uno dei 28 Paesi dell’Unione, tramite la costituzione di una “banca dati europea” sia delle famiglie che dei minori dichiarati adottabili in ogni Paese dell’Ue. L’adozione a livello continentale sarebbe poi espressione della politica estera europea di aiuto e sostegno ai Paesi di origine per affrontare i gravi problemi dell’infanzia in difficoltà familiare.

A partire da questo quadro, il convegno di Bolzano si è concluso con un chiaro auspicio: “che vengano promossi – ha detto Griffini in chiusura del suo intervento – degli importanti progetti di cooperazione internazionale finalizzati a creare sistemi di protezione dell’infanzia e della famiglia”.