Fare del bene costa caro: una campagna per abolire l’Iva sulle donazioni

ivaIn Italia c’è anche una tassa sulle opere buone. Sembra incredibile, ma è proprio così: chi vuole compiere un atto di beneficenza ed effettuare una donazione per contribuire al bene della società finisce per pagare, nel vero senso della parola, le conseguenze di questa scelta. Con un effetto facilmente prevedibile: le tasse sulla beneficenza finiscono per scoraggiare le donazioni.

Lo ha denunciato anche il cappellano del carcere minorile “Cesare Beccaria” di Milano, don Gino Rigoldi, che a questo proposito ha deciso di scrivere una lettera aperta al premier Matteo Renzi. In essa, il sacerdote racconta la sua esperienza e ricorda come il fine principale del non profit sia quello di rispondere in modo sempre più efficace alle varie forme di povertà. Chi lavora nel Terzo Settore, però, ultimamente si è trovato in difficoltà, vista la scarsa disponibilità di fondi pubblici. Scoraggiando le donazioni, fa presente don Rigoldi, si rischia di togliere al non profit moltissime fonti e di alimentare una cultura orientata sempre più all’individualismo. Il cappellano del “Beccaria”, pur concordando da un lato sulla necessità di effettuare severi controlli sulla buona gestione dei fondi, chiede dall’altro che ci fossero segnali maggiori a vantaggio del Terzo Settore. A cominciare da una riduzione delle tasse per le fondazioni.

La riforma del Terzo Settore presentata ad agosto, invece, sembra andare nella direzione opposta. Si limita infatti a rimaneggiare alcune linee generali del settore, ma non riesce a introdurre una copertura economica adeguata a fronteggiare tutte le esigenze sociali del Paese. Non fa alcun riferimento, per esempio, alla questione della tassazione sulla beneficenza e non si adottano misure per una maggiore sensibilizzazione del volontariato sociale e per incoraggiare la costruzione di una società migliore. Anzi, il recente passato ha dimostrato la tendenza dello Stato italiano a remare addirittura contro il mondo della solidarietà, come dimostra la chiusura dell’Agenzia per il Terzo Settore.

Esattamente il contrario di quanto avviene in altri Paesi europei e negli Stati Uniti, dove i governi cercano sempre di ridurre le tasse sulla beneficenza: qui le Onlus, infatti, non pagano imposte e le donazioni fatte dai cittadini sono deducibili.

Contro questo atteggiamento delle istituzioni si sono già mosse da tempo numerose organizzazioni non profit che hanno aderito alla campagna #NoProfitNoIva, lanciata dal “Corriere della Sera” e dal Tg di La7. L’iniziativa mira a sensibilizzare sulla necessità di eliminare proprio l’Iva sulle donazioni. Tra le associazioni che vi hanno aderito c’è anche Amici dei Bambini che, tramite il suo direttore generale Antonio Crinò, commenta: “Far pagare l’Iva al sociale non trova nessuna rispondenza logica ed è totalmente ingiusto. Il valore annuo dell’imposta per Ai.Bi. è di circa 1 milione e 200mila euro, una cifra che consentirebbe di accogliere 95 minori stranieri non accompagnati presso la nostra casa di accoglienza in Sicilia per un anno”. Quella Casa Mosè che invece ora è costretta a chiudere per mancanza di fondi.

 

Fonte: Nanopress