Immigrati. Il 2014 è stato l’anno della strage infinita che l’Europa non vuol vedere: quasi 3mila e 500 i migranti morti inseguendo il sogno di una nuova vita

immigrati“Sono più di 207.000 le persone che hanno attraversato il Mediterraneo dall’inizio di gennaio – quasi tre volte in più rispetto al precedente picco di circa 70.000 persone nel 2011”. Bastano questi due dati per apostrofare il 2014 come anno di boom per le migrazioni da Africa e Asia verso l’Europa passando per il mar Mediterraneo. È l’Unhcr, l’agenzia dei rifugiati dell’Onu, che il 10 dicembre ha pubblicato questo monitoraggio e lancia l’allarme sulle vittime: sono state 3.419 quest’anno.  E’ tempo di bilanci anche per quanto riguarda l’immigrazione tornata proprio in questi giorni a rioccupare le prime pagine dei giornali con la tragedia del traghetto Norman Atalantic che riporta all’attenzione la disperazione di afgani, siriani, pachistani e iracheni che si nascondono sulle navi cargo  e in migliaia tentano il viaggio lungo e rischioso.

Il 2014 si è, dunque, rivelato un anno nero, da record: sono quasi 170 mila gli stranieri approdati in Italia e circa 3.500 i migranti che hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo. Sono numeri da brividi. 

L’aumento degli sbarchi è coinciso con l’istituzione dell’operazione Mare nostrum, che ha reso meno pericolosa la traversata (diminuendo proporzionalmente il numero delle vittime), ma dall’altro ha incentivato il lavoro degli scafisti.

Mare Nostrum, operativa dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014, si è rivelato, infatti, un progetto caotico e improvvisato. Lode alla Marina Militare per gli sforzi profusi nel soccorrere questi disperati, condanna invece per i nostri politici che sono incapaci di gestire la situazione.

E con Triton non è, di fatto, cambiato nulla: dal 1 novembre scorso è stata varata l’operazione Triton, gestita da Frontex (Agenzia europea per il controllo delle frontiere), che dovrebbe avvicendarsi con Mare Nostrum. Il passaggio definitivo terminerà entro gennaio.

L’accordo prevede che le navi della Marina Militare si occupino dei soccorsi e non si debbano spingere oltre 30 miglia dalle coste italiane creando uno sbarramento a 30 miglia dalla Sicilia per fermare gli sbarchi e scoraggiare le partenza dal Continente africano. Ma questo non avviene, perché le nostre navi si spingono ben oltre.

Per cui, di fatto, non è cambiato nulla ed il progetto Triton è stato vanificato: gli immigrati sono arrivati lo stesso in modo massiccio (oltre 16 mila tra novembre e dicembre) e si sono verificate purtroppo altre tragedie in mare. Anche perché sono vietati i respingimenti: dovranno essere tutti trasportati sulla terraferma e poi identificati (in che modo non si sa, visto che nessuno ha i documenti).

La domanda che ora sorge è: cosa succederà dopo Mare Nostrum? Quando ritirerà i propri mezzi, lasciando il campo a Frontex. L’Agenzia, che ha già dichiarato di avere pochi soldi e pochi mezzi, ha chiarito che il suo compito è quello di controllare le frontiere, non di operare salvataggi in mare (salvo situazioni estreme), per i quali sono deputati i singoli Paesi. In Italia l’operazione Triton dovrà avvenire entro le 30 miglia, mediante controllo delle coste e pattugliamento in acque territoriali.

Chi soccorrerà, dunque, i migranti? Gli impegni politici che il Governo sta affrontando in questo periodo sono tanti e sembra che il problema immigrazione sia diventato marginale. Ma non deve essere così. Il problema è di grande importanza, perché la stragrande maggioranza di migranti che provengono dalla Siria, dalla Libia, dai Paesi centroafricani, quasi tutti irregolari, in Italia non ha futuro. E intanto risuonano nella mente le parole pronunciate il 25 novembre scorso da Papa Francesco «Il Mediterraneo non sia un cimitero». Ma sembrano rimaste inascoltate e quelle acque sono diventate dei veri e propri sepolcri negli abissi.

Fonte (temi caldi.it)