Nepal. Con la magia di una fiaba Parbati racconta l’adozione a chi non crede che la sua mamma sia “vera”

rosapilla“La tua mamma è finta, la mia è vera”. Se lo sentiva dire spesso Parbati, una bambina nepalese adottata in Italia, durante i suoi primi anni di scuola, quando frequentava un istituto internazionale di Como. A quella provocazione lei non rispondeva. “Cosa dovevo dire – ragionava –? Chi me lo diceva aveva semplicemente torto e per me era del tutto evidente. Non capiva assolutamente nulla!” Eppure quella frase, ripetuta una, dieci, cento volte, poneva quantomeno un problema alla piccola Parbati: come spiegare a coloro che la circondavano, grandi e piccoli, la sua esperienza di adozione? Così la sua mamma decise di donarle uno strumento speciale per fare capire a tutti che l’adozione è qualcosa di meraviglioso e che i genitori adottivi sono genitori veri a tutti gli effetti. Ne nacque una bella fiaba che racconta l’accoglienza adottiva con metafore e parole alla portata dei bambini. La fiaba è diventata un libro, che Parbati porta sempre con sé: la fa sentire forte e sempre pronta a rispondere a chi dovesse ancora nutrire dubbi sul fatto che la sua mamma sia “vera”.

Tutto iniziò più di 10 anni fa, quando Maddalena, docente di Estetica all’Università degli Studi di Milano, e Cristiano, commercialista, dopo aver avuto un figlio biologico, Leonardo, decisero di avviare il percorso adottivo. “L’adozione – racconta oggi Maddalena – per noi è sempre stato un desiderio profondo, nato nel momento stesso del nostro matrimonio. Abbiamo subito deciso che avremmo adottato, indipendentemente dalla possibilità o meno di avere figli biologici”. Essere genitori di Leonardo, in realtà, all’inizio non è stato affatto di aiuto. Anzi, gli psicologi e gli assistenti sociali sconsigliarono ai due coniugi di intraprendere il percorso dell’adozione, proprio alla luce della presenza di Leonardo. Ma Maddalena e Cristiano non si sono dati per vinti e hanno vagliato la possibilità di rivolgersi a vari enti. Alla fine, la scelta è caduta su Amici dei Bambini, quello che li ha fatti sentire “più protetti”, come ricorda lei.

Così, dopo 5 lunghi anni, nel 2007, sono volati a Katmandu per andare a prendere Parbati. All’epoca aveva un anno e una preoccupante forma di polmonite che i suoi neo-genitori hanno provveduto a curare. In realtà, l’avevano già conosciuta quando aveva solo 6 mesi, nel corso del loro primo viaggio in Nepal. Un Paese “misterioso”, che la coppia aveva iniziato a conoscere solo grazie ai depliant presi in qualche agenzia turistica.

Poi a scuola, ecco nascere la necessità di far capire a tutti che, al di là delle differenze somatiche, Maddalena e Cristiano, per Parbati, sono genitori veri. Un giorno la maestra disse ai suoi alunni di parlare del momento della loro nascita. Tutti riportarono i ricordi dei loro genitori. Tranne Parbati che, in modo del tutto naturale, riferì ciò che la sua mamma le aveva detto: “Io non c’ero e non posso sapere come sia stato il momento della tua nascita”. Apriti cielo! I compagni non capiscono. E ci può anche stare. Ma non comprende anche la maestra, che, anzi, va avanti per la sua strada e chiede ai bambini di compilare il loro albero genealogico. Parbati aggira il problema e riempie i rami dell’albero di una serie interminabile di cugini. Ma i suoi genitori hanno serie difficoltà a instaurare un dialogo costruttivo con l’insegnante, tanto che decidono di trasferire la piccola in un’altra scuola.

“La mia mamma – racconta ancora Parbati – sapeva la storia della ‘mamma finta’ e mi disse che bisognava fare qualcosa. Così una sera si mise a scrivere una fiaba.

Protagonisti della storia, che si svolge nell’immaginario paese dei Piluzzi, creature rosse e blu, sono Gipilla e Pillogino. I due vogliono avere un figlio e ricorrono al saggio del villaggio, Piluzzone, che spiega loro che per diventare genitori esiste anche la strada dell’adozione. Così i due protagonisti vanno nel paese di Nonimportadove e adottano Rosapilla. La quale, arrivata nella terra dei Piluzzi, si trova a dover spiegare a tutti perché lei è tutta rosa, anziché rossa e blu come gli altri.

La fiaba, pubblicata con il titolo di “Il compleanno di Rosapilla” per l’editrice Jouvence, accompagna ogni giorno Parbati. “Ora ho quasi 9 anni – dice la bambina –, ma la fiaba mi serve ancora. Continuo a incontrare bambini (e anche adulti) che proprio non capiscono che cosa sia l’adozione”. Ma che grazie a questa fiaba e alla dolcezza della storia di Parbati e della sua vera famiglia possono finalmente comprenderlo. E decidere di seguire il loro esempio, sapendo bene quanto un figlio sia un vero e proprio dono: #iosonoundono è proprio il nome della campagna che Ai.Bi. ha appena avviato per sostenere e promuovere l’adozione internazionale.