A dodici anni in bicicletta in autostrada: «Voglio tornare da mamma»

casello 200Proprio non ci voleva stare, in comunità. Al quarto tentativo, era riuscito a squarciare la rete di protezione e mettersi in cammino in sella alla sua mountain bike, color verde pistacchio sull’ autostrada: direzione Torino.

Dodici anni, che nemmeno sembravano. Fisico mingherlino, jeans e scarpe da ginnastica, pedalava senza vedere davanti a sé altro che la sua casa. «Non riuscivo a credere ai miei occhi», racconta il geometra Massimo Sarno, 46 anni, il primo a notare la rocambolesca quanto pericolosissima impresa.

L’uomo stava tornando da un matrimonio di un amico, felice e stravolto. Quando ha visto in lontananza quella macchia che procedeva piano, del tutto incongrua, ha rallentato. Messo le doppie frecce, facendo attenzione a proteggere il giovane ciclista. Poi ha posteggiato l’auto di traverso, è sceso e ha chiamato subito i soccorsi per bloccare il traffico. Ricorda l’automobilista: «Facevo segno di rallentare a braccia alzate, ma lui ha cercato di scartarmi e mi ha detto: “Lasciami passare, devo tornare a casa a Torino. Voglio andare da mia madre”».

Da un paesino sulla collina di Villafranca d’Asti, fino alla periferia della grande città. Cinquanta chilometri di bici e speranza. Questo era il suo piano. E così di fronte a quell’ostacolo imprevisto, ha cercato di essere rassicurante, spiegando le sue ragioni. «Conosco l’indirizzo, la zona di Torino. Sono sicuro di saper trovare casa mia». Quando ha visto arrivare le pattuglie della polizia stradale di Torino e Alessandria Ovest, ha tentato uno scatto improvviso. Un’altra fuga impossibile.

Appena arrivata la segnalazione dello strano viaggiatore, i poliziotti hanno capito subito di chi si trattasse, visto che era stato fermato dai carabinieri in uno dei tentativi di fuga precedenti. La direttrice della comunità aveva già segnalato l’ennesima fuga.

Anche a scuola, il ragazzo è una ‘piccola celebrità’.Una professoressa dice: «Qui abbiamo diversi alunni che arrivano da quella stessa comunità protetta. Purtroppo sono bambini che non possono neppure fare la foto di classe, per non rischiare di essere riconosciuti».

Sicuramente gli adulti – i magistrati del Tribunale dei minori di Torino, gli assistenti sociali, gli operatori della comunità protetta – avranno ottime ragioni. Stanno facendo tutto per il suo bene. Ma il bambino con la bicicletta verde, almeno per il momento, non è d’accordo. «Portatemi pure in comunità- ha ripetuto agli agenti- tanto scapperò ancora. Io scapperò sempre. Voglio andare da mia madre. È con lei che voglio stare».

Niccolò Zancan

Fonte: La stampa