Abolizione festa della mamma e del papà: quando il capriccio degli adulti nega i diritti dei bambini!

La proposta di abolizione della festa della mamma e del papà , per sostituirla con una ipotetica più inclusiva “festa della famiglia”, chiede al popolo italiano di schierarsi.

Tra chi sostiene che dette festività discriminino ed escludano le coppie omosessuali e chi invece sostiene che  la mamma ed il papà siano i fondamenti dell’umanità e vadano per questo difesi , il diritto di ogni bambino ad essere figlio sembra venga messo in secondo, se non ultimo, piano.

Bussa alle porte di un’Italia che cambia la richiesta di abolizione delle antiche, ma sempre attuali, feste della mamma e del papà.

Arriva infatti da una coppia omosessuale di Roma la messa in discussione della festa della mamma che, a parer loro, non rispetterebbe le famiglie “di fatto” non composte da una madre e un padre. La proposta è sostituirla con una “più universale” festa della famiglia, che possa rispettare, in questo modo, ogni tipo di genitorialità. Il dibattito dipinge il quadro di un’Italia particolarmente confusa, che si spacca non solo nei vissuti quotidiani ma anche nella giurisprudenza. Le ultime settimane hanno visto nei comuni di Gabicce, Torino e Catania, Roma  la registrazione all’anagrafe di figli di coppie omosessuali senza l’intervento del Tribunale, generando domande, conflitti, riflessioni etiche e discussioni. C’è davvero del tradizionalismo, tuttavia, nel riconoscere che ogni bambino è generato da una donna e da un uomo?

Cosa c’è davvero nell’idea di famiglia di un bambino? Una madre e un padre.

Che uno dei due sia fisicamente lontano, o non più su questa Terra, non cambia la realtà di un bambino, consapevole di essere stato concepito da una mamma e un papà.

Le festività diventano uno strumento che rilancia dibattiti non tanto sull’esistenza di una “famiglia naturale” o sul concepimento, ma sulla giustizia di queste festività che tendono, a parer di alcuni, ad escludere una fetta di popolazione.  Non è tuttavia questo un modo di negare la realtà? Sembrerebbe infatti che, annullando queste festività, si stiano raccontando ai bambini delle bugie, non a fin di bene. Ognuno di loro ha, infatti, una madre e un padre. Che vivano solo nei suoi ricordi o nel suo immaginario, quest’affermazione è innegabile. Un figlio di una coppia omosessuale, potremmo dire che non è realmente nato da una donna? Come può, una verità, mancare di rispetto?

Resta ancora da discutere la reazione dei bambini.
Essere figlio è un diritto, avere una famiglia è un diritto inalienabile. Il diritto di essere figlio, figlio di una mamma e di un papà, garantisce ad ogni bambino di potersi misurare con le sfide della vita, avendo nei genitori due punti di riferimento essenziali per la sua crescita armonica come persona. 

Alle domande “chi sono?” “a chi appartengo?” un bambino abbandonato che non viene accolto, riesce difficilmente a dare una risposta. Recuperare la bellezza di tali festività significa affermare la potenza e la capacità della famiglia che nel mondo è la chiave di accesso al senso dell’essere se stessi in relazione all’altro da sé.

Essere se stessi vuol dire aver avuto la possibilità di confrontarsi con l’universo maschile e femminile e crescere così, come adulto consapevole e responsabile. Festeggiare una madre e un padre per un figlio vuol dire sapere di appartenere e di essere protetto, di essere guidato e di essere educato nelle sfide del mondo. Insieme alla festa della mamma del papà e dei nonni, speriamo che presto possa essere riconosciuta anche la festa dei figli.