Accoglienza dei rifugiati, il Terzo Settore chiede al governo un cambio di rotta

ACCOGLIENZABasta emergenze rifugiati, che vuol dire anche stop all’accoglienza in luoghi fatiscenti e agli sprechi. Lo chiedono un gruppo di organizzazioni del Terzo Settore guidate da Caritas e Fondazione Migrantes in una nota congiunta indirizzata al governo Renzi. All’esecutivo si rivolge quindi un appello per un cambio deciso di rotta, vista la notevole ondata di sbarchi che si prevede a breve termine. Solo nei primi 3 mesi del 2014 sono giunti sulle coste italiane 10mila migranti, contro i 900 dell’anno precedente.

“è inaccettabile – si legge nella nota – che una questione come l’arrivo di rifugiati sul nostro territorio, che si ripresenta ogni anno con l’inizio della primavera, possa essere affrontata come se fosse un’emergenza. Le istituzioni aprano subito un tavolo di confronto con le organizzazioni che hanno acquisito esperienza e competenza nel campo dei richiedenti asilo per definire, in tempi rapidi, un piano nazionale di accoglienza e integrazione.

Attualmente, invece, l’arrivo improvviso di migliaia di rifugiati viene affrontato dal Ministero dell’Interno in modo autonomo, senza un vero coordinamento, attivando le prefetture per reperire strutture di accoglienza sul territorio, non considerando il circuito del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) gestito dai Comuni. Un metodo che, a detta degli enti del Terzo Settore, crea “confusione, sovrapposizioni e resistenze comprensibili”.

Le associazioni si dicono pronte ad accogliere, “ma in un contesto strutturato, con un investimento e un livello di coordinamento adeguati al fenomeno”. Purtroppo però, Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio immigrazione della Caritas e responsabile della questione anche per Caritas Europa, registra ancora un’incapacità di strutturare un sistema nazionale di accoglienza credibile”. Il dovere di accoglienza dello Stato italiano, secondo Forti, “nei fatti continua a essere attraversato da correnti sotterranee di rifiuto verso lo straniero e verso il non cittadino, a cui si aggiunge la fragilità degli enti territoriali”.

Il pensiero corre a quanto avvenne nel 2011 con la cosiddetta “emergenza nord Africa”, quando, dopo pochi giorni di accoglienza straordinaria, la mancanza di coordinamento portò al collasso del sistema e l’allora ministro Maroni dovette rivolgersi proprio al Terzo Settore. “Quella vicenda – spiegano le associazioni – è emblematica di un approccio che non paga: non si assicurano condizioni dignitose, si coinvolgono alberghi e altre strutture inadeguate, si creano tensioni con organizzazioni locali che pure sarebbero disponibili ad accogliere”. In quel caso, i costi stimati per 18 mesi di accoglienza furono di un miliardo di euro: un business sulla pelle dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

 

Fonte: Avvenire