Adozione. Ci chiediamo se sia giusto adottare un bambino che non lo desidera

Buon giorno,
siamo Adelaide e Filippo e stiamo per ricevere il Decreto di idoneità (almeno speriamo!). Leggendo tanto di adozione, abbiamo visto che soprattutto in sud America succede che alcune grandi fratrie vengano divise. Ci chiediamo: è giusto? E se un fratello volesse stare con gli altri? Si fa davvero il loro superiore interesse? Grazie dell’aiuto che vorrete darci a rispondere a una domanda che in noi non trova risposta.

Adelaide e Filippo

Carissimi Adelaide e Filippo,
innanzitutto grazie di averci scritto e di aver fatto una domanda di questo tipo. Forse non ne abbiamo mai parlato e questa è un’ottima occasione per dedicare qualche riga a un argomento molto importante e attuale.

Sappiamo bene che all’interno della struttura familiare i fratelli funzionano come un sottogruppo: la difesa di questo piccolo gruppo “segreto” dall’invadenza dei genitori serve ai figli per accrescere la propria autonomia, ma fa anche da laboratorio per lo sviluppo delle competenze sociali, in cui poter imparare alcune capacità fondamentali come il compromesso, la collaborazione, così come la conflittualità e la competizione. Il “nostro gruppetto” ci aiuta inoltre a prepararci alla vita fuori dalla famiglia, alla comunità, insegnandoci la “dura legge della strada”!

Se vi è la possibilità per un gruppo di fratelli di vivere la loro fratellanza in un ambiente sano e sicuro, trainato dai valori dei genitori …. Beh, va tutto alla grande!

Ma se ci troviamo invece di fronte a situazioni di crisi familiari? Il nostro sottogruppo subisce cambiamenti profondi ed è costretto ad abbandonare la dimensione ludica per diventare protagonista nel percorso di “sopravvivenza familiare”. Di fronte a comportamenti violenti o maltrattanti, per esempio, si determina una dinamica di supporto tra fratelli, i quali metteranno in campo dinamiche di protezione reciproca per sopperire alle carenze educative dei genitori, diventando essi stessi mamme e papà. Solitamente è il fratello maggiore che assume il ruolo di capofamiglia, dimenticando e facendo dimenticare ai suoi pari il suo essere fratello. I fratellini sentiranno meno il peso della difficoltà, trovando in lui il loro porto sicuro.
Questo appena dipinto è lo scenario tipico dei gruppi fraterni in adozione. Se i fratelli non possono crescere in maniera adeguata nella loro famiglia d’origine, allora le autorità competenti devono decidere per loro un’accoglienza congiunta o una collocazione separata.
Le relazioni tra fratelli costituiscono spesso l’unica costante certa in storie di vita personali segnate da frequenti rotture e cambiamenti, per questo motivo la fratellanza è una preziosa risorsa non solo per il tempo passato all’interno di strutture di accoglienza, ma anche per il periodo successivo alla dimissione e quindi all’adozione.
Adottare un gruppo di fratelli vuol dire adottare una famiglia unitissima perché sopravvissuta a mille peripezie, rotture, dolori. Ma non sempre questo è possibile.

Il tentativo comune a tutti i Paesi è certamente quello di mantenere uniti i gruppi di fratelli in caso di adozione, tanto che anche di fronte a fratrie molto numerose per le quali è difficile trovare famiglie disponibili, si prova a farli adottare disgiuntamente da famiglie vicine, provenienti dallo stesso Paese di accoglienza, magari anche dello stesso Ente. Le famiglie si impegnano a mantenere forte l’unione tra i fratelli, a farli frequentare, a fargli condividere i momenti importanti come un compleanno o la prima comunione o l’anniversario dell’adozione, a essere quindi una specie di famiglia allargata.

Ma a volte anche questo non è possibile e, soprattutto, può non essere la scelta migliore per il gruppo o anche per uno solo dei suoi componenti. In caso di presenza di legami ad alta conflittualità tra i fratelli, per esempio, si preferisce dividerli. In altre circostanze la fratria viene disgiunta per una forte differenza di età tra i bambini/ragazzi, che qualche volta ha anche già comportato una loro separazione nel sistema di protezione del Paese: i ragazzi si trovano in Istituti diversi e il loro legame è andato perdendosi. In altri casi risulta che uno dei fratelli mettesse in atto comportamenti maltrattanti o abusanti sull’altro.

In presenza di questi ultimi scenari, l’autorità del Paese di origine, non senza un lungo percorso di affiancamento, valutazione e accoglienza delle diverse esigenze individuali, prende la decisione di interrompere il legame fraterno e rendere disponibili all’adozione i diversi membri del gruppo separatamente.
La scelta non è affatto facile e nessuno nega che anche di fronte a contesti critici come quelli appena descritti, la separazione non possa rappresentare l’ennesimo trauma per i fratelli (non sempre una sorellina capisce che il fratello maltrattante non le fa bene!), ma è certamente per il loro superiore interesse.

Speriamo di aver chiarito almeno un po’ i vostri dubbi. E in bocca al lupo per il Decreto di idoneità.

 Staff Adozione Internazionale di Ai.Bi.