Adozione: da anni abbandonata, muore la madre biologica e lei va in crisi

Solo riconoscendo che la ferita dell’abbandono fa parte di lei e della sua storia, Dunia potrà riprendere a vivere con serenità

 Il Caso

 Marocco – Dunia ha 18 anni e vive in un istituto. È una ragazza socievole con una personalità molto fragile. Ha da poco ricevuto la cattiva notizia della morte della madre biologica. Nonostante il sostegno di tutto lo staff del Centro FRZ e il supporto psicologico, questa ragazza ha faticato a superare questo trauma che ha lasciato un impatto molto forte sulla sua personalità e sul suo livello di studi.

Quest’anno, Dunia non è riuscita a superare il secondo anno del suo baccalaureato, nonostante il tutoraggio ricevuto. Grazie al sostegno degli educatori del programma di Ai.Bi., Dunia ha deciso di cambiare il suo contesto di vita e di andare a vivere in un centro specializzato nella assistenza delle ragazze con problemi di integrazione sociale

Il commento

 Da operatrice dell’adozione internazionale provo a dare un senso al vissuto di Dunia, che potrebbe essere uno dei tanti bambini diventati grandi in Istituto a cui non siamo riusciti a trovare una famiglia e mi interrogo su come potremmo aiutarla a dare un senso a tutto questo.

 Perché la morte di un genitore biologico manda in crisi un ragazzo, anche se da anni abbandonato?

Dunia con la morte della madre ha percepito in modo totale l’abbandono e il fatto che ora nessuno l’avrebbe più riconosciuta come figlia.

C’è un momento nella storia di ciascuno dei ragazzi abbandonati in cui si smette di essere resilienti, si smette di credere nella possibilità di essere ancora figli.

Per Dunia quel momento è coinciso con la morte della madre. È come se quella morte le avesse detto “non tornerai mai più ad essere figlia”.

Da qui la crisi e la perdita del significato delle attività quotidiane. Perché devo studiare se non interessa a nessuno quali risultati raggiungerò?

Non a caso Dunia ha scelto di essere trasferita in un centro di assistenza cercando nelle operatrici quella madre ormai morta e che non poteva più accudirla (cosa che accadeva nelle sue fantasie).

Per Dunia la perdita della mamma ha anche significato l’impossibilità di conoscere le ragioni del suo abbandono e di dare, di conseguenza, un senso alla propria storia.

Non potrà parlare più con sua madre e non potrà più chiederle perché non è mai andata a prenderla e non l’ha riportata a casa.

Non potrà più dare un senso alla propria storia attraverso i racconti della madre che era l’unico legame che aveva con la famiglia d’origine e con la sua infanzia.

Non potrà più rivolgerle quella domanda che morde dentro ogni bambino in Istituto “perché mi hai abbandonato?”

Dunia va prima di tutto aiutata a riconoscere il significato di questa crisi consecutiva alla perdita della madre, riconoscendo anche che provava qualcosa per quella donna nonostante l’avesse abbandonata.

Deve dare un nome ai sentimenti che ha provato: rabbia, risentimento, affetto, gratitudine…

Gli educatori e i professionisti possono aiutarla a ricostruire la propria storia anche se la madre non c’è più e attraverso la narrazione della sua storia provare a dare un senso all’abbandono vissuto.

Solo riscoprendo che il suo valore di donna va oltre l’abbandono, Dunia potrà riprendere a camminare da sola e con serenità.

Solo riconoscendo che la ferita dell’abbandono fa parte di lei e della sua storia potrà riprendere a vivere con serenità.

Lorenza Persona, esperta Ai.Bi. di adozione internazionale