Cos’ è l’ adozione? Due storie che si incontrano, si appartengono, si “sposano” per divenire un percorso unico e oltremodo creativo

All’indomani dell’Open Day “Adozioni Internazionali. Famiglie perché non ci credete più?” che si è svolto in tutte le sedi italiane lo scorso 6 luglio, tanti le riflessioni e i contributi arrivati all’associazione dalle coppie e famiglie di ogni parte del Paese che non si sono lasciate sopraffare dalla grave crisi delle adozioni internazionali. Un porte aperte dove le famiglie adottive si sono riconosciute come testimoni e portavoce di questa esperienza meravigliosa e protagoniste indiscusse del rilancio delle adozioni internazionali. A confermarlo le poche ma intense righe che due genitori adottivi, Alessandra e Mauro, hanno inviato alla referente della sede di Ai.Bi. Toscana.

Ciao Michela, grazie a te per averci coinvolto: siamo tutti e quattro tornati rinfrancati dall’incontro. Noi come coppia alle prese con una quotidianità che porta spesso a banalizzare la fantasia ed originalità che invece e con pazienza nostro Signore mette in campo incessantemente ogni giorno, le nostre figlie felici di incontrare nuovi amici e giocare con loro.

Di quanto abbiamo potuto condividere, sintetizzando in un pensiero, possiamo dire che l’adozione, esperienza meravigliosa, permette a due storie (quella della coppia e quella del bambino adottato) di incontrarsi, anzi, di appartenersi, di “sposarsi” e divenire un percorso unico e oltremodo creativo.

Da queste due storie, apparentemente così distanti o che comunque hanno presupposti, anche culturali, spesso diversi, nasce una direzione sempre nuova, nella dimensione di accoglienza reciproca (che si rinnova ogni qualvolta ci confronta tra genitori e figli, anche quando il confronto è tosto), nella dimensione di essere famiglia.”

Alessandra e Mauro, come tutte le famiglie che hanno partecipato al “porte aperte” di Ai.Bi., non hanno perso l’entusiasmo e continuano a mettersi al servizio dei minori abbandonati facendosi portavoce e testimoni della bellezza dell’adozione, perché il sogno di un bambino abbandonato di avere una famiglia non può essere spazzato via dall’incuranza e dall’isolamento subito, né da una gestione degli ultimi  tre anni dell’autorità centrale fatta di ombre, veleni e conflitti politico-giudiziari.

Coppie in attesa e famiglie adottive che, oggi, chiedono con forza ai nuovi vertici CAI (Commissione Adozioni Internazionali) di farsi portavoce fattiva presso le Autorità Centrali dei Paesi di provenienza dei bambini, per individuare un modo atto a semplificare e snellire le pratiche burocratiche e abolire i viaggi multipli; di aprire il dialogo con nuovi Paesi, soprattutto in Africa, per conquistare la trasparenza con la cooperazione internazionale e programmi di sussidiarietà, affinché a nessun bambino abbandonato venga negato il diritto di avere una famiglia. Ma non finisce qui. Alle istituzioni si chiede un impegno concreto per una riduzione dei costi, la gratuità dell’adozione internazionale, la promozione delle vacanze pre – adottive che agevolino l’adozione dei minori con “bisogni speciali” e una maggiore attenzione al post–adozione.