Adozione e basta!

È di qualche tempo fa la notizia che riporta che la Corte Costituzionale ha dato il via libera alla cosiddetta “Adozione Aperta”.
Così ho deciso di leggere alcuni articoli per cercare di capire cosa s’intenda e mi ha molto colpito la risposta data dalla Dott.ssa Marta Casonato* alla seguente domanda:

“Cosa cambia con l’adozione aperta, dal punto di vista dell’adottato?

Principalmente due cose, come evidenziato chiaramente dalla ricerca ormai decennale sul tema. In primo luogo si evita lo strappo, dando continuità ai legami significativi; in secondo luogo si favorisce lo sviluppo dell’identità, favorendo l’integrazione (anche grazie al più facile accesso alle informazioni). Il minore sente di non perdere legami importanti, non gli viene richiesto di resettare il suo passato e reinventarsi da zero. Può mantenere qualche scambio con le figure significative per lui (sovente nonni, fratelli o sorelle), aggiornandoli sulla sua crescita, avendo possibilità di accedere facilmente a informazioni utili (sulla salute o sugli elementi della propria storia), ricevendo la rassicurazione di essere ancora pensato.”

Innanzitutto non riesco a capire come si possa chiamarla “adozione”… Questo è un affido ed è quello che molte famiglie affidatarie fanno già, ed è quello che molti bambini/ragazzi fanno già. E proviamo a domandare a loro come si sentono… chiediamogli se si sentono veramente FIGLI di qualcuno o se, purtroppo, non lo sono di nessuno.
Poi, che si associ la parola “adozione” a “strappo” un po’ mi fa arrabbiare; anzi: tanto!!!
Penso che nessun figlio/ragazzo/adulto si senta strappato da qualcosa o da qualcuno, altrimenti questi bambini non avrebbero così tanta “fame di mamma” e si lascerebbero tranquillamente “sballottare” da una parte all’altra.

Se siamo ancora fermi a questo concetto: “sei stato strappato dalle braccia amorevoli di tua mamma” siamo proprio nei guai. Significa che in tutti questi anni neanche un passo è stato fatto per far capire che nessuno “porta via”, nessuno “toglie” ingiustamente un bambino a una mamma/papà.
Guardiamo in faccia la realtà partendo da noi, dalla nostra società: quanti sono quelli che, per incapacità di vario genere (psichica, dipendenza da sostanze o alcol…), si vedono togliere i propri figli? Tanti, troppi!

E perché a questi bambini non vogliamo dare la possibilità di sentirsi veramente figli?
Perché guardiamo sempre prima il bisogno dell’adulto e poi quello del bambino?
E ancora: quanti sono i bambini in affido? Perché non si ha il coraggio di interrompere quel legame di sangue?

Un’altra cosa che mi ha colpito, anzi due: sviluppo dell’identità e resettare il passato.

L’identità di un bambino si crea con il tempo, un passo alla volta, e diventa sempre più costruita e forte. Sinceramente non capisco perché in un bambino adottato questo sviluppo in qualche modo dovrebbe essere bloccato. Anzi, mi pare che piuttosto questo possa avvenire con questa nuova pratica: con chi mi identifico? Chi sono? Di chi sono?
Quanta confusione si creerebbe in questi bambini?

In secondo luogo, perché chi è adottato dovrebbe resettare il suo passato? Quello c’è e fa parte della vita di ogni bambino adottato e verrà raccontato nei modi e nei tempi giusti. Anche perché nessuno nasce dal nulla, tutti siamo nati da qualcuno; poi abbiamo avuto percorsi più o meno complicati ma, alla fine, siamo figli! Questo è quello che conta più di tutto.
Resto sempre ferma e salda sul fatto che l’adozione è una cosa meravigliosa! È meraviglioso avere una mamma e un papà, è meraviglioso sentirsi figli, è meraviglioso sentirsi appartenere a qualcuno!

 

*Marta Casonato è psicologa, dottoressa di ricerca, esperta di formazione per l’adozione e di accompagnamento nel post adozione. Insegna presso l’Istituto Universitario Salesiano Torino ed è consulente, fra gli altri, al Centro di Terapia dell’Adolescenza-CTA di Milano, dove è responsabile del servizio FARO per il sostegno e l’accompagnamento alla ricerca delle origini. È fra i maggiori esperti in Italia di adozione aperta.