Adozione Internazionale. Colombia temevano di non riuscire a partire e invece…

Quando sono ricominciate le chiusure per il Covid, nel giorno del compleanno di mia moglie, siamo usciti di casa per andare all’aeroporto. Nostra figlia Ana ci aspettava.

Immaginatevi un casa-hotel in Colombia: un albergo accogliente, all’interno giardini ricolmi di piante e fiori, stanze e piccoli appartamenti per vacanze tranquille.

In uno di questi, in una cittadina a 40 minuti di volo da Bogotà, hanno alloggiato Francesca e Marcus, arrivati poco prima di Natale dal Molise per incontrare la loro bambina, Ana, di quasi 10 anni.

Quella mattina del 22 dicembre, quando Ana sarebbe arrivata insieme alla psicologa e alle assistenti sociali, anche il personale dell’hotel era in stato di fibrillazione: c’era chi preparava al meglio l’appartamento in cui la bambina sarebbe stata i primi giorni della sua vita di figlia, chi cercava gli ultimi addobbi natalizi, chi semplicemente guardava l’orologio perché si stava avvicinando l’ora dell’incontro.

Ci siamo alzati prestissimo… e pensare che  da giorni non riuscivamo a dormire – racconta Francesca – a colazione eravamo tutti agitati, impazienti per l’appuntamento, fissato tra le 9.30 e le 10. Prima arrivò l’assistente sociale che ci preparò su alcuni aspetti burocratici della pratica e per tenere distinti i vari momenti dell’adozione;  poi finalmente è arrivata Ana”.

 Un mazzo di fiori e tanta emozione

In realtà la prima cosa che Francesca e Marcus hanno visto, quando hanno aperto la porta dell’appartamento, è stato un mazzo di fiori.

“In quel momento Ana ci sembrava così piccina, rispetto al mazzo di fiori…. – ricorda la mamma – Il papà era ancora più emozionato, dal primo istante si è innamorato di nostra figlia”.

Per rompere il ghiaccio sono bastati gli sguardi, due piccole bambole portate in regalo e un piatto di spaghetti al pomodoro.

 La mattina del primo incontro, a quel punto, è volata: è arrivata l’ora di pranzo e di una passeggiata, mentre il personale dell’hotel finalmente poteva tirare un sospiro di sollievo vedendo quella famiglia che sembrava già legare così bene assieme.

Quando siamo rientrati – aggiunge Marcus  – abbiamo invitato camerieri in appartamento per il caffè e per mangiare tutti insieme un dolce al cioccolato che avevamo tenuto da parte per festeggiare”.

Il soggiorno nel Paese è durato circa un mese e mezzo.

Siamo partiti qualche giorno in anticipo perché il proseguire della pandemia stava di nuovo portando alla cancellazione dei voli. Nel complesso l’esperienza in Colombia è stata bellissima : le limitazioni per il Covid erano concentrate in alcune regioni e nel fine settimana, quindi siamo riusciti a goderci il periodo”. 

Settimane di serenità e affiatamento, grazie anche al supporto locale sia della referente di Ai.Bi. nel Paese, che del personale colombiano dedito alle adozioni internazionali.

In generale abbiamo trovato una umanità incredibile tra il personale dell’Icbf – Instituto colombiano de benestar familiar (ente preposto alle adozioni e alla protezione dei minori in Colombia, ndr), tutte persone giovani e molto entusiaste. Anche nel corso di due incontri avvenuti due settimane dopo aver conosciuto Ana, ci siamo trovati di fronte a persone emozionate come noi nel verificare che con gioia accettavamo l’abbinamento. Ci hanno quindi risposto: “Bene, abbiamo fatto la scelta giusta!” . 

 Prima di incontrare i suoi genitori, Ana ha trascorso gli ultimi anni in un paio di famiglie affidatarie e solo dal 2016 è passata sotto la protezione dell’Icbf, in attesa di essere adottata.

Ana era stata seguita bene da tutti i punti di vista, era molto preparata al nostro incontro e alcuni segnali ci arrivavano già durante le videochiamate dall’Italia – aggiungono i genitori – si vedeva che era serena e contenta di incontrarci.”

 Oggi Ana capisce bene l’italiano anche se parla un mix di italiano e spagnolo; ha un carattere abbastanza socievole e ha già conosciuto alcuni compagni di classe che ritroverà a settembre in quarta elementare.

Alle coppie in attesa Francesca e Marcus dicono di “non agitarsi perché tutto arriva al momento giusto. Altre coppie ci dissero la stessa cosa, di restare determinati e andare avanti, ed è vero”. 

Dal mandato alla sede Ai.Bi. di Salerno a fine giugno del 2018 fino all’abbinamento, nel settembre 2020 e la partenza, il tempo dell’attesa è trascorso abbastanza velocemente.

Temevano di non riuscire a partire quando sono ricominciate le chiusure per il Covid – concludono i genitori – invece il 17 dicembre, giorno del compleanno di Francesca, siamo usciti di casa per andare all’aeroporto”.