Adozione internazionale: come combattere il mercato ed aumentare l’efficienza degli enti autorizzati? La ricetta de L’Aja

academybuilding350I pagamenti in contanti agli enti autorizzati alle adozioni internazionali non sono consentiti, tantomeno se effettuati direttamente nei confronti del referente estero.

Su questo punto l’Ufficio Permanente della Conferenza di diritto internazionale privato de L’Aja ha le idee molto chiare. Ha infatti pubblicato nel 2013 una “nuova guida alle buone pratiche” riguardanti l’accreditamento e gli enti autorizzati.

La Guida chiarisce quali debbano essere gli standard per gli enti autorizzati, richiamando il Capitolo III della Convenzione de L’Aja del 1993, in particolare gli articoli 10, 11 e 12.

Ecco i punti più importanti:

1. Costi stabiliti dalle Autorità centrali – Nella guida si legano in via diretta le tariffe dei servizi e l’efficienza degli enti. E’ richiesto, in particolare, che gli enti seguano delle regole e prassi manageriali basate sull’effettività e l’efficienza in modo da essere in condizione di contenere le tariffe entro i livelli massimi che le autorità centrali dovrebbero fissare (e non tutte lo fanno).

2. Personale estero pagato a mese – La buona prassi richiederebbe anche che i costi dei collaboratori dell’ente, specialmente all’estero, fossero ricondotti ad un compenso mensile fisso, e non con compensi stabiliti in base al numero dei casi di adozione trattati (capitolo 8, paragrafo 375 e seguenti).

3. Strutture dell’ente nel paese estero – Altro aspetto importante è relativo all’organizzazione che l’ente deve avere all’estero: nel capitolo 4 della guida è sottolineata l’esigenza di considerare che il numero di enti nei paesi di origine deve essere coerente con il bisogno manifestato dagli stessi paesi di origine, e in questo quadro la previa ed effettiva presenza dell’ente autorizzato nel paese straniero è fondamentale perché l’operatività e autorizzazione ad operare richiedono una profonda conoscenza del paese stesso e dei suoi bisogni in materia di accoglienza dell’infanzia.

In passato anche la Commissione Adozioni Internazionali (CAI) ha adottato una condotta drastica nel combattere i traffici di denaro non registrato. Vero è che le linee guida emanate nel 2008 sono inserite in una linea di continuità con quelle del l’Aja, prevedendo che “i collaboratori dell’ente all’estero devono essere retribuiti per le loro prestazioni soltanto dall’ente. Le coppie in carico all’ente non possono fare da tramite per i pagamenti.” (art. 12 Linee guida CAI). L’art. 18 dei Criteri in vigore stabilisce inoltre che “i rapporti economici tra ente e coppie che conferiscono il mandato devono essere regolati a mezzo di bonifico su apposito conto corrente bancario o postale”.

Nonostante ciò sono sempre più numerose le coppie che riferiscono, dopo aver provveduto ad effettuare i regolari bonifici agli enti cui hanno conferito mandato, di aver ricevuto la richiesta di portare con sé nel Paese di adozione anche una certa somma di denaro in contanti.

E’ auspicabile che la CAI ribadisca il suo impegno su un aspetto tanto sensibile in tema di adozioni internazionali, esigendo da ciascun ente autorizzato la trasmissione degli estremi di ogni pagamento trasferito. Ne va dell’autorevolezza della Commissione e della credibilità del sistema italiano delle adozioni internazionali.