carta della famiglia

Adozione internazionale. I coniugi Peloso raccontano alla Vita in Diretta (RaiUno) la loro storia di discriminazione

Nel corso delle procedure per poter procedere all’adozione di un figlio, dopo aver avuto Nicolò, il Tribunale per i Minorenni di Milano stoppa tutto perchè il primo figlio è epilettico

Questa battaglia, senza alcun dubbio, sia io che mia moglie la rifaremmo subito“: è lapidario il commento di Patrick Peloso, marito di Elena, di fronte alle telecamere della Vita in Diretta (RaiUno). Il programma della rete ammiraglia della Rai, qualche giorno fa è andato a casa loro per farsi raccontare l’incredibile vicenda di discriminazione che hanno subito. “Una discriminazione più grave di altre“, specifica anche l’inviato della trasmissione, “in quanto riconducibile alla disabilità del loro primo figlio Nicolò, malato di epilessia”.

Nelle parole di Elena il racconto dei fatti: “Abbiamo deciso di adottare un bambino nel 2010, ‘carichi’ per la nuova esperienza. Era un desiderio comunque precedente anche all’altro figlio. Le procedure per l’adozione prevedevano delle relazioni psico-sociali molto dettagliate, in cui era sintetizzato il nostro tenore di vita a 360 gradi, le aspettative…“.

A un certo punto, però, la doccia fredda. “Ci è arrivata una tegola durissima, perchè il Tribunale per i Minorenni di Milano ha deciso, secondo noi solo per un pregiudizio, di non darci l’idoneità all’adozione. La motivazione molto spicciola era proprio riferita alla malattia di nostro figlio. Mentre nella relazione si diceva l’esatto contrario: per la nostra famiglia, quella disabilità ci aveva reso dei guerrieri

A quel punto, però, i due coniugi non si arrendono. Anzi, indossano l”elmetto’ e decidono di presentare ricorso in Corte d’Appello, affiancati nella loro personale sfida di giustizia dalla Federazione Italiana Epilessie. “Siamo stati convocati – ricorda ancora Elena – e la Corte ha praticamente ribaltato la sentenza. Grazie al Cielo, perchè ci pareva davvero molto discriminatoria questa motivazione. Da lì la contentezza e la ripresa del percorso per poter portare finalmente a casa Emanuel“.

Una storia, quella raccontata dal programma Rai, che si spera potrà fare in qualche modo ‘giurisprudenza’, per evitare analoghe, dolorose situazioni in futuro ad altre famiglie aperte all’adozione internazionale.