Adozione Internazionale in crisi? Idoneità: 11 mesi di attesa fra lo studio di coppia e l’incontro con il giudice (4)

Prosegue l’inchiesta di AibiNews sulle difficoltà dell’adozione, oggi. Possibile ci voglia quasi un anno di attesa per avere l’incontro con il giudice chiamato ad accertare se “possiamo offrire amore”?

Quarta puntata dell’inchiesta di AibiNews sulle cause che determinano i gravi ritardi con i quali in Italia vengono portate avanti le procedure per l’Adozione Internazionale.
Dopo la prima puntata partita dalla storia di quanto ci abbia messo una coppia del Lazio a ottenere l’idoneità; la seconda dedicata alle risposte “sbagliate” date alle coppie, poi abbandonate come in un limbo per mesi e mesi; e la terza sul calvario di un’altra coppia tra attese, rimandi e silenzi ingiustificati, altri due genitori adottivi hanno scritto alla mail ufficiostampa@aibi.it, a cui chiunque può mandare la propria testimonianza personale.
Per rispetto dell’anonimato, la redazione ha scelto di non pubblicare i nominativi dei tribunali, né dei servizi sociali di competenza segnalati, pur avendo preso nota di tutti i dati comunicati.
Non verranno però prese in considerazione segnalazioni anonime.

11 mesi di attesa per un colloquio con il giudice

La testimonianza della coppia protagonista della vicenda parte da un domanda sincera e quasi incredula: “Davvero la nostra idoneità di cuore non basta e serve una carta ufficiale dal Tribunale per i Minorenni che accerti che possiamo offrire amore? E serve davvero così tanto tempo per avere questo lasciapassare per la nostra felicità?”
Sono domande che possono risuonare anche un po’ ingenue, da un certo punto di vista, ma che colpiscono nel segno evidenziando lo smarrimento di chi non si capacita di come, di fronte all’apertura, alla disponibilità e all’amore che una coppia è pronta a dare al proprio figlio con l’Adozione Internazionale, si apra, invece, una strada irta di ostacoli, silenzi e tempi lunghissimi.
“È possibile – prosegue il messaggio – finire lo studio di coppia a gennaio e ricevere da parte del Tribunale l’appuntamento per l’udienza con il giudice a inizio novembre? Tutti questi mesi ‘persi’ chi ce li renderà? Quanto devono lavorare i giudici del Tribunale per i Minorenni della nostra regione? E se anche sono così impegnati, perché non ci è concesso andare in un’altra regione, magari più celere? O se i giudici minorili sono così oberati, cosa impedisce di aggiungere forze al loro compito e assumere altri giudici che possano accorciare i tempi di un iter adottivo?”.
Questa volta le domande non suonano più, nemmeno lontanamente, ingenue. Questa volta dalla vicenda personale il racconto passa a un livello più oggettivo di inefficienza e, soprattutto, di impotenza e incredulità davanti a ritardi e regole di cui non si capisce la motivazione.

L’amarezza per l’attesa, specie pensando ai bambini abbandonati

“La nostra coppia è affranta – sono le comprensibili conclusioni di chi scrive. Perché riteniamo siano eccessivi 10 mesi per una chiacchierata con il giudice; per rivedere insieme a lui i punti salienti di una ‘positiva, anzi molto positiva’, restituzione già ampiamente ricevuta dalle professioniste del Consultorio e per sancire la nostra “idoneità di cuore” su un pezzo di carta”.
E l’amarezza non è solo per la propria vicenda personale, ma si amplifica pensando a chi, di questi ritardi, è la vittima principale. “In questo momento penso a me e a mia moglie, perché sulla nostra pelle viviamo questa ingiustizia, ma il pensiero vola al possibile bambino/a che sta attendendo l’arrivo di una mamma e un papà con dei tempi incerti. I tempi sono così lenti anche per i minori che vivono e crescono soli, per queste lentezze della burocrazia? Ci sono delle ‘urgenze’, spero, con tempistiche prioritarie, per tutto ciò che concerne le udienze e i passaggi in un iter per l’adottabilità dei bambini, vero? Questo mi acquieterebbe il cuore, che ora è colmo di rabbia. Mai come in questo periodo è così scottante questa questione, per noi che ne siamo vittime. Ma pensare a questi tempi di ingiustizia verso i bambini è tremendo. Dove potremo, mia moglie ed io, saremo cassa di risonanza per questa NON giustizia.