Adozione internazionale: e se gli enti autorizzati non accettassero più mandati da coppie con Decreti di idoneità vincolati?

Ci troviamo sempre più spesso di fronte a vincoli via via più stringenti: come possiamo accogliere incarichi da coppie che hanno un bagaglio così pesante di limitazioni?

Quanti sono i Decreti di idoneità che riportano degli specifici vincoli? A questa domanda non sappiamo rispondere, ma di certo quello che stiamo verificando è che “troppo frequentemente” ci troviamo a leggere decreti inutilizzabili.

La legge prevede con chiarezza che le indicazioni contenute nel Decreto siano propedeutiche al miglior incontro con il minore, volte a sottolineare la maggiore disponibilità di una coppia rispetto a specifiche situazioni. Purtroppo, però, non è questo quello che tante volte troviamo scritto!

Spesso, infatti, ci troviamo a leggere documenti che riconducono sempre di più ai desideri delle coppie, limitando di fatto l’opportunità a tantissimi bambini, soprattutto a quelli che ne hanno maggior bisogno, di essere accolti in famiglia.

Decreti di idoneità vincolati: i numeri sono in aumento

Fino a pochi anni fa solo pochissimi Tribunali emettevano Decreti con indicazioni precise sulle caratteristiche del minore “adottabile”. Ora, purtroppo, questo numero sta aumentando.

Le limitazioni che venivano espresse in passato riguardavano il numero di bambini, generalmente uno, che la coppia poteva adottare; in qualche caso, per fortuna molto contenuti, veniva indicata l’etnia; nella maggior parte dei casi l’indicazione si riferiva all’età del bambino, spesso individuata in “prescolare” o con indicazioni più precise come “4 anni al momento dell’abbinamento”.
Ora, invece, ci troviamo sempre più spesso di fronte a vincoli via via più stringenti ma, nello stesso tempo, a cui è difficile dare un preciso inquadramento. Un esempio? “Un minore che non abbia patologie che possano compromettere l’autonomia nel futuro”.

Ci domandiamo, ben conoscendo la realtà dei bambini che oggi arrivano in adozione internazionale: come possiamo accogliere incarichi da coppie che hanno un bagaglio così pesante di limitazioni? Cosa dire alle Autorità dei Paesi esteri nel presentare dei candidati che possono adottare, per volontà loro o di un Tribunale, solo un minore che rispecchi tutto quanto indicato nel loro Decreto? E quell’Autorità, magari dall’altra parte del mondo, come potrà interpretare quanto scritto?

Ma ancora: con che serenità gli enti possono ricevere un incarico che descrive dettagliatamente come deve essere un bambino?

L’interesse del minore non deve più essere il nostro obiettivo primario?
Troppe sono le domande alle quali non riusciamo a dare una risposta, tanto che a volte ci sembrerebbe quasi più sensato non accettare più incarichi che ci facciano smarrire l’obiettivo per il quale siamo nati.

Cinzia Bernicchi – Area Formazione Adozione Internazionale Ai.Bi.