Adottare in Ghana. “Era spaventata perfino dal colore della nostra pelle, ma giorno dopo giorno si è fidata di noi”

La procedura ghanese prevede che i primi trenta giorni successivi all’incontro con i bambini siano il più possibile isolati da contatti esterni, trascorsi dalla nuova famiglia in un appartamento, assistita da una governante e cuoca locale che si occupa della casa e della cucina. È possibile uscire solo per fare la spesa o per una giornata libera a settimana

La storia di Alessandra, Alberto ed Esther è un nuovo capitolo d’amore che si aggiunge alle tante esperienze di adozione internazionale raccontate su questo portale.
Anche questa avventura familiare ci riporta in Ghana, un Paese che negli ultimi anni è diventato una delle mete principali per le coppie in attesa: è proprio qui che comincia la storia di Esther.

La storia di Esther

L’incontro con mamma e papà nell’istituto dove la bambina era cresciuta non è stato idilliaco, come racconta Alberto: “Tutt’altro, è stato un primo incontro difficile. Esther era molto spaventata, piangeva e si disperava continuamente, era persino impaurita dal colore della nostra pelle”.
Convincerla a lasciare quello che per lei era un luogo sicuro — seppur un istituto che l’aveva accolta dopo l’abbandono — non è stato semplice. Eppure, pur così piccola, Esther ha saputo fidarsi di quei due genitori sorridenti e pazienti arrivati da chissà dove.
“I primi giorni in Ghana hanno richiesto molte energie e tanta pazienza – continua Alessandra – ma giorno dopo giorno vedevamo dei miglioramenti, nonostante gli alti e bassi. Per fortuna abbiamo avuto tempo e tranquillità per costruire da zero quel legame che ancora non esisteva. Siamo stati felici di poter creare la nostra famiglia da soli, con i nostri tempi, concentrandoci solo su di lei”.
La procedura ghanese prevede, infatti, non solo tre mesi di permanenza nel Paese, ma anche che i primi trenta giorni successivi all’incontro con i bambini siano il più possibile isolati da contatti esterni. È il cosiddetto mese di bonding, che la nuova famiglia trascorre in un appartamento, assistita da una governante e cuoca locale che si occupa della casa e della cucina. È possibile uscire solo per fare la spesa o per una giornata libera a settimana.

Raggiungere la serenità

Anche a casa, Esther continuava a piangere e cercava conforto proprio nella cuoca, una figura per lei più familiare.
“Abbiamo quindi chiesto a Gideon, il referente locale di Ai.Bi., di fare un tentativo e sospendere per una settimana la visita della cuoca – raccontano i genitori – In quel periodo, tra l’altro, la signora preparava i pasti per una coppia che abitava vicino a noi: cucinava da loro e noi ritiravamo i piatti, senza che la bambina la vedesse. Ha funzionato: a dimostrazione di quanto sia importante un periodo di legame esclusivo. Nei giorni successivi, Esther era visibilmente più tranquilla e a suo agio”.
Poco a poco, la serenità della quotidianità ghanese ha fatto il suo corso.
La capacità di Esther di apprendere l’italiano è stata sorprendente. “Ha capito subito e ora comincia a ripetere le parole”, raccontano i genitori.
Alessandra e Alberto coltivavano da tempo il desiderio dell’adozione internazionale, con una particolare apertura verso l’Africa.
“Sapevamo che alcuni Paesi richiedevano una permanenza ancora più lunga, ma l’idea ci affascinava”, spiegano. La conoscenza di Ai.Bi. è nata grazie all’incontro con un’altra coppia che aveva adottato in Ghana.
“Il Ghana è emerso quasi per caso nel nostro percorso iniziato nel 2021 – racconta Alessandra – Nell’azienda tessile in cui lavoro ci sono colleghi ghanesi che ho conosciuto bene negli anni, apprezzandone l’indole accogliente e l’umanità”.
“Sono persone che, anche in tempi non sospetti, ci avevano lasciato bellissime impressioni – aggiunge Alberto – impressioni confermate poi dall’ospitalità e dall’accoglienza ricevute nel Paese”.
Quando la possibilità di adottare in Ghana si è concretizzata, la gioia è stata grande.
“Siamo stati fortunati a poterci assentare dal lavoro per i tre mesi richiesti”, raccontano. Dal 16 novembre al 2 marzo hanno potuto dedicare ogni energia alla costruzione della loro nuova famiglia.
“Ci piaceva molto l’idea di vivere questa esperienza unica, di costruire la nostra famiglia direttamente nel Paese d’origine di Esther”.
Un aneddoto curioso riguarda un collega ghanese di Alessandra: quando la famiglia era ancora in Africa, volle conoscere la cuoca e parlò con lei al telefono.
“Ancora oggi mi chiama per darci consigli su come fare le treccine afro di Esther!”, sorride la mamma.
Al ritorno in Italia, l’accoglienza è stata calorosa.
“All’aeroporto c’erano i fratelli, i nipoti, i nonni – ricordano – Esther ha subito iniziato a giocare con i cugini, era sorridente e serena. Le piace stare con gli altri, è molto socievole. Questo cambiamento ci ha positivamente sorpresi sin dal primo giorno”.

Una continua scoperta

Un buon segnale anche in vista del suo prossimo inserimento alla scuola materna.
Ora che la vita sta tornando alla normalità, alcune attenzioni sono dedicate alla salute di Esther, che comunque gode di un buono stato generale.
“Dalla sua scheda avevamo poche informazioni – spiegano – così stiamo facendo visite di controllo, esami e vaccinazioni. Ma è una bambina coordinata, energica e in salute”.
Per Alessandra e Alberto, il periodo in Ghana è stato una continua scoperta.
“È bellissimo imparare tanto da lei come figlia, e noi come genitori. I ricordi positivi superano di gran lunga le difficoltà vissute”.
Un’avventura personale e familiare che i neo-genitori si sentono di consigliare.
“Per chi verrà in futuro, possiamo dire che il Paese è tranquillo: ci piaceva andare al mercato, al mare, vivere le relazioni e le amicizie nel condominio dove alloggiavamo, che aveva anche un grande spazio esterno dove i bambini giocavano insieme”.
Alcune di queste amicizie sono ancora vive e alimentano la ormai popolare chat delle famiglie adottive in Ghana: un gruppo sempre più attivo di mamme e papà innamorati dei loro figli, originari di un luogo che oggi sentono familiare.
“Le amicizie nate in Ghana continuano – concludono – e questa rete di supporto è stata, ed è ancora, molto utile. Ci siamo scambiati informazioni di ogni tipo: da cosa portare in valigia ai consigli per i momenti più difficili”.
Con la loro esperienza, Alessandra e Alberto si sentono di consigliare il Ghana come Paese per l’adozione.
“Certo, è necessario adattarsi, ma non c’è nulla di insormontabile. L’amore che si costruisce giorno dopo giorno ripaga ogni sforzo”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
Ai.Bi. organizza periodicamente anche dei corsi pensati per dare alle coppie che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’adozione, dando loro le nozioni base sulla normativa di riferimento, le procedure da espletare, la presentazione della domanda di idoneità, ecc. A questo link si possono trovare tutte le informazioni relative al prossimo corso online “Primi passi nel mondo dell’Adozione Internazionale”. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati

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