adozione internazionale. L'intervista a Cecchetti, referente Ai.Bi. Veneto

Adozione internazionale. La benedizione della adozione: intervista a Cecchetti, coordinatore di Ai.Bi. Veneto

Colloquio-intervista sulla rivista ‘L’incontro’, in cui viene raccontata la nascita di Ai.Bi. e le sue prerogative, direttamente dalla voce di un papà adottivo 

I problemi e l’urgenza di rispondere al grido di dolore dell’infanzia abbandonata in Africa, il focus sulle modalità per ottenere l’idoneità all’adozione internazionale, l’esperienza e il contributo della ‘Pietra scartata’, la crisi della scelta adottiva legata ai costi e l’attesa del riscatto

adozione internazionale. L'intervista a Cecchetti, referente Ai.Bi. VenetoUn’intervista-colloquio che Massimo Cecchetti, coordinatore regionale di Ai.Bi. Veneto, ha realizzato con la rivista periodica ‘L’incontro’. Dalle origini di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini attraverso l’esperienza di due genitori adottivi in Brasile, nel 1983, fino alle modalità più efficaci, secondo lui, per rilanciare e promuovere l’adozione internazionale. Un dialogo a tutto tondo che riproponiamo volentieri.

Come nasce l’associazione?

Dall’esperienza di due genitori adottivi che nel 1983, in Brasile, si accorsero di quanti infanti avrebbero avuto bisogno di una famiglia. Tre anni più tardi, si costituirà Amici dei Bambini.L’abbandono minorile è la quarta emergenza umanitaria del nostro tempo. Morire di fame, malattia, guerra, è un fatto visibile. Essere abbandonati significa morire dentro. E non si vede”.

Di cosa vi occupate?

Ci occupiamo di adozioni, attraverso la cooperazione internazionale, seguendo progetti di tutela dell’infanzia. E di affidi, curando in modo particolare la formazione”.

Quali differenze tra l’adozione italiana e quella internazionale?

In Italia per ogni bambino si offrono circa 27 coppie… All’estero il numero dei piccoli è talmente elevato che l’adozione è assicurata”.

Quali sono le aree del globo più virtuose e quali dovrebbero invece migliorare in questo ambito?

L’Africa versa in condizioni di maggiore necessità, ma i limiti organizzativi sono enormi. L’America meridionale, rispetto a tutti, è avanti di 15 anni in termini di esperienza. Nel panorama italiano, il Veneto è una delle prime regioni come numero di adozioni”.

Quali coppie presentano domanda?

Soprattutto quelle che non possono o non sono riuscite a procreare”.

Qual è l’iter per ottenere l’idoneità?

Ventiquattr’ore di sensibilizzazione e di formazione gestite dai Servizi Sociali e dalla nostra realtà. Poi si presenta la domanda, a cui seguono gli studi di coppia da parte di un’équipe dell’Asl, che elabora una relazione in base alla quale il Giudice sentenzia”.

Che cos’è Pietra scartata?

In questi anni abbiamo approfondito il tema anche dal punto di vista spirituale, creando un parallelo tra l’abbandono e l’adozione infantile, e l’abbandono di Cristo sulla croce e la Sua resurrezione. Pietra scartata è un’associazione di fedeli, costituita da famiglie adottive e affidatarie che annunciano la speranza e la salvezza di Gesù, testimoniando la possibilità di superare la condizione di abbandono. Con mia moglie, da quattro anni, lavorando nella Pastorale familiare diocesana, realizziamo altresì il rito di benedizione delle adozioni”.

Quali strumenti potrebbero agevolarvi?

Purtroppo il numero delle famiglie disposte ad accogliere si è dimezzato, mentre i bimbi aumentano di continuo. Mi auguro che sia solo un problema di natura economica e non culturale. I costi dell’adozione sono considerevoli e questo scoraggia e discrimina. Tutte le forze politiche in campagna elettorale hanno promesso di affrontare il problema. Restiamo in attesa. Nel frattempo ci serve una grande opera di sensibilizzazione”.

Come promuoverebbe l’adozione internazionale?

Ho tre figli. Uno proveniente dall’Europa orientale e due dal Sud America. Quando ci recammo oltre oceano, mia moglie ed io eravamo seduti a pranzo nella struttura che li stava ospitando. Ero circondato. Alla mia destra il bambino che avrei adottato. Gli altri mi guardavano in silenzio, immobili con gli occhi colmi di speranza. Uno di loro mi disse: ‘Porti via anche me?”.