Adozione internazionale. La foto dell’abbinamento? Come il primo vagito di un neonato

In quelle immagini, soprattutto in tempi difficili, si coglie un valore importante: la speranza. Ecco perché anche con il Coronavirus l’adozione internazionale non si è fermata

Perché, anche durante il periodo di lockdown per il Coronavirus, l’adozione internazionale non si è fermata? Perché le coppie sono andate avanti, nonostante tutto (a oggi Amici dei Bambini conta 25 coppie abbinate che attendono di partire)? La risposta, forse, può darla l’emozione dell’abbinamento, che, per le coppie adottive, è spesso come il primo vagito del loro bambino.

Quando le coppie dicono che la foto dei propri figli al momento dell’abbinamento sono come il primo pianto del neonato, infatti, dicono il vero. Perché l’emozione che provano nel vedere per la prima volta il proprio bimbo è enorme.

Adozione internazionale. L’abbinamento: una fonte di speranza e gioia

Ricevere la foto, trovarsi per la prima volta faccia a faccia con proprio figlio, sebbene a distanza, un’usanza che il Covid non ha più di tanto mutato, genera sempre una reazione emotiva fortissima nei futuri genitori. Che, soprattutto, in momenti difficili come quelli delle misure di contenimento per l’epidemia, hanno visto in queste immagini di bambini che per tanto tempo hanno atteso la loro occasione di poter diventare “figli” e in queste situazioni quel segnale di speranza necessario a dar loro lo stimolo a non mollare: né con l’iter adottivo, né in generale di fronte alle avversità del momento.

Già, la speranza. Quella di cui questo mondo, questa società, ferite e colpite da un nemico invisibile, hanno più che mai bisogno per ripartire con slancio e aspirazioni per il futuro. Una speranza di cui l’adozione internazionale è colma.