adozione internazionale. Ripartire dai 50mila figli adottivi degli ultimi 17 anni

Adozione internazionale. Lo ‘speciale’ di Vita a luglio mette a fuoco problemi e soluzioni possibili per farle ripartire. Con Ai.Bi. protagonista

Anticipazione dell’uscita del magazine che sarà tutta dedicata al tema delle adozioni internazionali, che nel 2018 potrebbero scendere per la prima volta, in Italia, sotto la quota di guardia (già bassissima) di mille. Costi eccessivi, tempi troppo lunghi e imprevedibili, esiti incerti e gratuità assegnata a forme alternative (e discutibili) di genitorialità tra i principali freni alla scelta adottiva delle famiglie italiane

Accanto alla necessità di maggior trasparenza e semplicità nelle procedure adottive, al bisogno di semplificare le pratiche degli iter e di accelerarne i tempi, c’è l’urgenza di riaprire il dialogo e stipulare nuovi accordi bilaterali con tante nazioni che nel frattempo hanno chiuso i battenti pur se piene di bambini abbandonati, costretti a rimanere chiusi in orfanotrofio o in istituto fino alla maggiore età, come pure la richiesta di aiutare chi sceglie questa forma di protezione dell’infanzia con un bonus economicamente significativo. In una road map verso la gratuità

adozione internazionale. Ripartire dai 50mila figli adottivi degli ultimi 17 anniRipartire da quegli oltre 50mila bambini abbandonati nel mondo a cui, dall’anno 2000, l’adozione internazionale ha restituito la dignità di figli e, soprattutto, ha donato nuovamente loro una mamma e un papà: è questa la cifra da tenere in considerazione per rilanciare l’attualità e la bellezza possibile dell’adozione internazionale in Italia. A dare sponda a queste istanze, nel suo prossimo numero cartaceo in uscita il 6 luglio, è Vita, che mette a fuoco con amplissimo spazio nelle sue pagine il ‘caso adozione’, puntando innanzitutto il dito sul crollo che queste ultime hanno subito nel nostro Paese negli ultimi 10 anni. “Un’accoglienza viva, gratuita, assoluta – scrivono in un articolo web che lancia l’uscita in edicola – che trasforma in figlio un bambino nato da altri e lo ama di un amore talmente incondizionato da rendergli possibile affidarsi di nuovo a due adulti, al punto da chiamarli mamma e papà”.

Secondo i numeri di Peter Selman, citato da Vita.it, esperto che da tempo monitora le variazioni nel numero delle adozioni internazionali del mondo, nel 2016 sono state realizzare circa 11mila adozioni in 23 Paesi di accoglienza: per intenderci, nel 2010 in Italia ne erano state registrate 4.130. Un crollo mondiale che pare aver avuto avvio nel 2004: -79% negli USA tra il 2004 e il 2017 (da 22.884 adozioni l’anno a 4.714), -83% in Francia (da 4.079 a 685). In Italia, nel medesimo periodo, si è registrato un -58%, percentuale che sale tuttavia a -65% se si confronta il dato 2017 con quello del 2010. Nonostante la crisi, comunque, l’Italia resta il secondo Paese al mondo più accogliente nei confronti dell’infanzia abbandonata.

L’articolo di Vita.it sfiora, quindi, il tema delle ragioni di questo drammatico calo: dai costi importanti (che oscillano tra i 15 e 45mila euro) a un iter adottivo ancora troppo lungo e dall’esito incerto, dall’avvento (e la gratuità) di altre forme di genitorialità al silenzio della comunicazione positiva sulla scelta adottiva a livello mediatico. Che, piuttosto, ha preferito ‘cavalcare’ scandali veri o presunti e dubbi sulla legalità delle procedure all’estero. Anche se non si può trascurare la nascita e lo sviluppo, in molti Stati, di altre forme di protezione dell’infanzia, a cominciare dall’affido e dall’adozione nazionale. Se il calo delle adozioni, dunque, è conseguenza del fatto che sono state trovate altre soluzioni per rendere concreto il diritto a una famiglia che ogni bambino ha, la notizia può essere positiva; ma se, viceversa, il crollo è frutto dell’immobilismo istituzionale di fronte al cambiamento e il numero di minori senza famiglia nel mondo continua a crescere, allora c’è urgenza di invertire la rotta e tornare a dare nuova linfa alla scelta adottiva. Un punto che la vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali, Laura Laera, affronta con molta chiarezza sul prossimo numero di Vita e a cui reagiscono i responsabili di quattro importanti enti autorizzati, tra cui Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini. Che da sempre è in prima linea nel cercare di tracciare nuove possibili strade per la ripartenza della scelta adottiva.

Per ripartire – come sottolinea anche il bookazine in uscita – occorrerà mettere mano al post-adozione, scegliere se rimanere o meno in Paesi ‘difficili’, ragionare sull’opportunità o meno dei viaggi dei figli adottati alla ricerca delle loro origini, imparare a gestire dentro e fuori dai nuclei familiari figli e fratelli con colore della pelle differente, modificare la narrazione dell’adozione internazionale indirizzandola verso parole, numeri e prospettive più positivi, allargando il quadro delle politiche adottive nell’ambito delle politiche pubbliche orientate al bene comune. Con, sullo sfondo, il nodo-gratuità, da tempo ormai invocato dagli enti autorizzati. Tutti snodi decisivi per il futuro delle adozioni che troveranno risposte circostanziate ed esaustive nel prossimo numero di Vita.

 

Fonte: Vita.it