Adozione. Perché l’abuso dei bambini abbandonati spaventa le coppie? Risponde la psicoterapeuta

Non si deve “evitare di accogliere un bambino che ha subito abusi sessuali”, ma lavorare per acquisire le competenze relazionali adatte a prendersi cura di un bambino abbandonato, che può aver subito purtroppo, anche tale tipologia di abusi.

Capita frequentemente che quando incontriamo le coppie, nelle occasioni formative o di approfondimento, gli aspiranti genitori dichiarino di essere disposti ad accogliere bambini con diverse problematiche, ma di essere reticenti o spaventati ad accogliere un figlio che abbia subito degli abusi, in particolare abusi sessuali.

L’abuso sessuale: un atto raccapricciante che ci raggela

Questo tipo di timore è legato soprattutto a fattori culturali e al proprio immaginario circa questo tema, piuttosto che fondarsi su basi scientifiche. A volte questo pregiudizio viene avallato o incoraggiato da operatori non appositamente formati nell’ambito specifico, che tendono quindi a basarsi sul pensiero comune, piuttosto che su studi accreditati e validati. L’idea che un adulto possa abusare sessualmente di un bambino è un atto così raccapricciante e difficile da concepire, che ci raggela, ci crea tale rabbia e disgusto, da pensare che il bambino possa esserne segnato per sempre e di non essere in grado di aiutarlo. Scattano inoltre molte fantasie: mi accetterà come padre? Cosa posso fare se il/la bambino/a tenderà a ripetere certi comportamenti in casa o fuori, cosa succederà in adolescenza? Si pensa inoltre che altri tipi di maltrattamenti e deprivazioni potranno essere alleviati e sanati, mentre l’abuso sessuale sia una condizione grave e insanabile.

Vogliamo fornire in questa sede alcuni spunti di riflessione utili a gettare luce su questa questione, affinché i genitori possano affrontarla in maniera più realistica ed adeguata.

Cosa si intende con il termine abuso?

Non esistono riscontri scientifici del fatto che un abuso sessuale incida di per sé sullo sviluppo di un bambino in maniera peggiore di altre forme di abuso e maltrattamento. Chiariamo innanzi tutto cosa si intenda per abuso. Parliamo di abuso tutte le volte che un bambino vive un’esperienza non adatta alla sua età, non sostenibile e integrabile nel suo percorso di crescita. Gli abusi possono essere fisici (maltrattamenti, percosse, violenza), sessuali (coinvolgimento o esposizione ad atti sessuali che il bambino non è in grado di comprendere perché non ha raggiunto un livello di sviluppo adeguato), psicologici (denigrazione, terrore, minacce, restrizioni fisiche, confusione relazionale) e nell’ambito delle cure (negligenza, trascuratezza o ipercuria). E’ quindi esperienza di abuso tutto ciò che per un bambino è “troppo” (esposizione a esperienze che sono troppo pesanti da comprendere o sopportare) o “troppo poco” (essere privato di quanto è per lui necessario per vivere). Alla luce di quanto abbiamo detto, ogni bambino abbandonato, è in quanto tale, un bambino abusato. Rendersi conto di questo ci dà la consapevolezza del fatto che il problema grave è l’abuso di per sé, di cui l’aggettivo “sessuale” è solo una declinazione.

Quali fattori incidono sulla gravità dell’abuso?

Quali sono quindi i fattori che incidono sulla gravità e severità dell’abuso? Gli indicatori da tener presente sono: violenza intensità dell’abuso, durata, età di iniziopersona che perpetra l’abuso (es. genitori o familiari o persona di cui si ha fiducia ed in posizione di potere), presenza di persone o istituzioni che intervengono in aiuto e protettive, fattori di resilienza individuali, tipologia di attaccamento con le figure di accudimento nelle fasi precoci della prima infanzia, contesto di vita e sociale.

Secondo voi, sarà più traumatizzato un bambino cresciuto in un ambiente incurante e non protettivo, che abbia sofferto la fame e il freddo, in un paese in cui è costantemente esposto alla violenza, spinto a mendicare fin da piccolo, picchiato dal padre alcolista, non protetto da una madre tossicodipendente e senza l’intervento di alcun adulto per salvarlo, o un bambino con un rapporto sano e protettivo con la propria famiglia, con una vita relazionale affettivamente valida, che subisce una molestia sessuale dall’allenatore, che ha la forza di raccontarla ai genitori i quali intervengono prontamente denunciando e assicurando alla giustizia l’abusante?

Con tutta probabilità risponderete il primo, e forse avrete ragione. Eppure il primo non ha subito un abuso sessuale, il secondo sì. Questo a dimostrazione che l’affermazione iniziale è frutto di un pregiudizio.

Spesso gli abusi emergono solo quando i bambini si sentono al sicuro

Infine ci preme evidenziare che sovente i racconti delle esperienze di auso vissute emergono solo in un secondo tempo, dopo mesi o anni dall’adozione, quando i bambini si sentono al sicuro in famiglia. Di conseguenza i genitori potrebbero trovarsi a confrontarsi comunque con esperienze di abuso sessuale subìte, assolutamente non menzionate nei dossier, per il semplice fatto che i bambini non le avevano mai raccontate prima per paura o perché addirittura rimosse. La direzione da intraprendere, quindi, non è quella di “evitare di accogliere un bambino che ha subìto abusi sessuali”, ma quella di lavorare per acquisire competenze relazionali adatte a prendersi cura di un bambino abbandonato, che può aver subito anche abusi sessuali. Questa esortazione vale anche per gli operatori preposti all’accompagnamento delle coppie, affinché non colludano con esse nell’evitare il problema, ma forniscano strumenti per affrontarlo.

Monica Tomassoni

Psicologa e psicoterapeuta – Ai.Bi. – Amici dei Bambini