Dopo 8 anni dall’adozione pensavamo che il periodo delle domande sul suo passato fosse finito, ma è tornato ora nell’adolescenza. Cosa ci consigliate di fare?

Cara Ai.Bi.,

Mi rivolgo a voi perché da qualche mese io e mio marito abbiamo il sentore che nostro figlio Carlos stia vivendo un periodo di fatica. Sono passati ormai 8 anni dall’adozione, aveva compiuto da poco 6 anni, e pensavamo che il periodo delle domande e delle rassicurazioni sul suo passato fosse finito. Eppure da qualche settimane sono ritornate le domande sul suo passato. Non sono domande insistenti, vanno e vengono,  hanno un inizio e non sempre un continuo. Una parola, una mezza frase detta e non detta. All’apparenza sembrerebbe piuttosto tranquillo, ma siamo due genitori e facciamo fatica a stare tranquilli. Cosa ci consigliate di fare? 

Martina e Paolo

Cari Martina e Paolo,

il riemergere delle domande sulle origini nell’età adolescenziale non è una cosa rara.

Bisogna però essere consapevoli che le domande sulla propria origine da parte dell’adolescente non hanno lo stesso senso di quelle che esprime il bambino, perché nascono da diverse necessità: quella di conoscere non tanto i fatti e le “storie” su di sé, ma di ricostruire la propria vicenda affettiva e di avere elementi su cui costruire la propria identità.

Dunque non c’è da stupirsi se, dopo averlo già affrontato, si riapre il discorso sulle origini. Per poter essere dei “buoni accompagnatori” occorre rispettare i tempi di chi si accompagna: non anticipare le domande; non presumere che certe frasi “ sicuramente” contengano allusioni all’adozione, affrettandosi a dare spiegazioni; ma neppure pensare che tutto ciò che avviene con i figli sia legato solo al presente. Occorre ascoltare i segnali che partono dai ragazzi, in modo da cogliere il momento giusto in cui aprire con loro questi discorsi: discorsi che non sono mai lineari, ma che possono iniziare e poi interrompersi bruscamente, come accade con Carlos.

Talvolta, però, può essere necessario rompere – con tatto – un silenzio  troppo ostinato e apparentemente privo di motivi, ma che lascia percepire una sofferenza.

Chi, come voi, conosce il proprio figlio sa anche quanto dolore può sopportare: ciò dovrebbe aiutare a trovare il modo, il momento, il tempo per riprendere il discorso sull’adozione e il reciproco rapporto.

Si tratta di far sentire che si è sempre disponibili a ricostruire con lui la sua storia, che non se ne ha paura, rassicurarlo – proprio perché non ci si sottrae a questa verità – che l’affetto nei suoi confronti non ne risentirà.

Carlos non solo deve poter essere certo che voi accettate che lui pensi alle sue origini ma che non gli chiederete di scegliere tra due momenti della sua vita.

Un saluto affettuoso.

Irene Bertuzzi.