Adozioni in pancia: le mamme USA preferiscono le famiglie europee

pancia-gravidanza200Gli USA, nazione che più di ogni altra adotta bambini dei Paesi in via di sviluppo, stanno soffrendo di un netto ribasso nelle adozioni internazionali; tra le cause soprattutto la chiusura della Russia e la nuova politica cinese, intenta a voler far crescere in patria le bambine sane e a voler favorire solo le adozioni di minori con bisogni speciali.

Dall’altra parte, però, Pesi come l’Olanda, la Svizzera e l’Irlanda guardano con sempre più favore al sistema delle adozioni in pancia americane proprio per le sue condizioni favorevoli. L’attesa è breve e lo stato di salute della madre biologica e del nascituro, grazie all’ottimo sistema sanitario statunitense, rassicurano le coppie adottive dall’Europa. Il razzismo in America è, poi, ancora molto diffuso e preclude l’adozione da parte di molte coppie bianche statunitensi di bambini di colore, favorendo invece le coppie europee, più disposte a creare una famiglia interraziale.

Statistiche precise su questo fenomeno  però non esistono. Il Dipartimento di Stato non dispone di dati esatti circa il numero di orfani americani adottati da stranieri. Unico fatto certo è che la maggior parte di queste adozioni riguarda adozioni in pancia: cioè mamme americane che, nel prendere la delicatissima decisione di portare a termine la gravidanza e rinunciare al proprio figlio già dai primi giorni di vita, preferiscono una coppia straniera.

Nel 2006 Susan, una madre della Florida che aveva deciso di dare in adozione il proprio figlio, si era vista recapitare tre dossier inerenti ciascuno ad una diversa coppia adottiva, ma appena finì di leggere il primo, che apparteneva ad una coppia olandese, le fu facile decidere. “Se mia madre fosse ancora viva somiglierebbe moltissimo a quella donna”. Ha raccontato Susan, la cui mamma  era scomparsa quando lei aveva appena due mesi di vita. “In più desideravo che mio figlio crescesse in un mondo molto lontano dal mio”. A 30 anni, quando aveva scoperto di essere rimasta incinta, lei faceva la prostituta, si drogava ed era in carcere. Non sapeva se il padre di questo figlio fosse l’uomo che l’aveva violentata o un pusher, ma entrambi erano neri e Susan aveva paura che suo figlio, mulatto, sarebbe stato discriminato se fosse cresciuto negli States. “I neri l’avrebbero odiato perché  mezzo bianco e i bianchi rifiutato perché bastardo. Anche mia figlia, che aveva 11 anni, mi disse che non avrebbe volute vivere con un fratello nero. Ma gli europei non lo pensano così”, ha scosso la testa Susan. “E oggi so che mio figlio vive bene e che è amato”.

Ma non è solamente lo spettro del razzismo a convincere una madre biologica degli Stati Uniti a scegliere un paese straniero per il suo nascituro: molte donne hanno ammesso alle agenzie per le adozioni che le hanno aiutate, di avere discendenze europee o di essere convinte che, una volta oltre oceano, il piccolo non tornerà a cercarle. Altre invece sostengono che, se per gli europei esiste l’American Dream, di una nazione dove tutto è più grande e più ricco, per molti americani c’è anche il sogno europeo: di gente più buona, meno affannata a far soldi, più dedicata ai figli e di una cultura antica e ancora ricca di speranza.

 

Dalla nostra corrispondente dagli USA, Silvia Kramar