Adozioni internazionali. Della Monica: “Verificheremo le competenze, le modalità operative e i requisiti degli enti autorizzati. Puntare sulla qualità del sistema e sulla razionalizzazione dei costi”

della monica350A distanza di poche settimana dall’investitura ricevuta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi,  Silvia Della Monica ha iniziato a svolgere il proprio compito di Presidente della Commissione Adozioni Internazionali. In un’intervista realizzata dal quotidiano Il Velino, la neopresidente della CAI evidenzia la necessità di porre l’attenzione a un’adozione internazionale di qualità: “E’ assolutamente necessario valutare il fenomeno sotto il profilo della qualità, e sotto questa ottica il sistema di accoglienza adottiva italiano complessivamente, sia con riguardo alla disponibilità e alle capacità delle coppie adottive, sia con riguardo al sistema istituzionale posto a governo dell’intera procedura, risponde nella maniera più idonea a livello mondiale ai reali e più profondi bisogni dell’infanzia abbandonata”.

La necessità di puntare sulla qualità dell’adozione internazionale, come affermato dalla presidente CAI, deve essere preservata facendo rispettare le linee guida emanate nel 2008 dalla stessa CAI, quando stabilì all’articolo 12 che “i collaboratori dell’ente all’estero devono essere retribuiti per le loro prestazioni soltanto dall’ente. Le coppie in carico all’ente non possono fare da tramite per i pagamenti.” E disponendo con l’articolo 18 che “i rapporti economici tra ente e coppie che conferiscono il mandato devono essere regolati a mezzo di bonifico su apposito conto corrente bancario o postale”.

Scorrendo il testo dell’intervista, Silvia Della Monica ha poi parlato di accordi bilaterali: “Una delle attività che impegnano particolarmente la Commissione è la negoziazione e la stipula di accordi bilaterali con i vari paesi di origine atti a facilitare i rapporti tra i due paesi e a rendere il sistema di adozione più sicuro.” Un’attività cui la nuova presidente dovrà dedicare tempo ed energie, dal momento che in alcuni Paesi di origine giacciono accordi bilaterali scaduti da tempo e non rinnovati. Un caso su tutti quello della Cambogia, con un accordo bilaterale scaduto e non ancora rinnovato.

La nuova presidente CAI si è poi soffermata sui progressi politici e istituzionali che l’Italia ha portato in alcuni paesi di origine: ”Si è riscontrato, inoltre, che negli anni il proficuo confronto con i paesi di accoglienza (come è l’Italia) ha consentito nei paesi di origine l’elevarsi della sensibilità politica ed istituzionale che ha portato a sviluppare ed implementare politiche nazionali di maggiore tutela dei diritti dei minori, che hanno determinato, quindi, in quei paesi modifiche normative, che da una parte hanno rallentato le procedure di adozione (anche perciò con un calo del numero dei bambini adottati in quei paesi), ma che, d’altra parte, hanno significato per questi paesi l’elevarsi dello standard qualitativo delle tutele per i minori e quindi una maggiore aderenza alle normative internazionali poste a presidio di tali diritti“.

A tal proposito è necessario ricordare come molto si possa ancora fare, a partire dal supporto che le autorità centrali dei Paesi accoglienti possono dare ai Paesi di origine, con operatori in loco preposti alla verifica e alla garanzia dell’adottabilità dei bambini abbandonati. Un impegno di cui la CAI potrebbe farsi promotrice con pionieristica lungimiranza in un Paese come il Nepal, che ha adeguato standard normativi e qualitativi. Costituirebbe un segnale importante l’impegno dell’Italia a riaprire le porte alle adozioni internazionali nel Paese himalayano, per assicurare il diritto dei bambini nepalesi ad avere una famiglia.

Altro spunto interessante fornito dall’intervista a Della Monica, riguarda il controllo sugli enti: “In Italia c’è da effettuare una verifica degli enti autorizzati, per verificare la loro adeguatezza sotto il profilo delle competenze, delle modalità operative e dei requisiti, nonché verificare e razionalizzare i costi delle adozioni. E, tra le altre cose, ottenere l’incremento delle risorse e in particolare dotare la Commissione di un apposito fondo per svolgere i complessi compiti in sede nazionale e internazionale”.

Una verifica che dica un no deciso a trasferimenti di denaro non registrati, contrastando il fenomeno dei “pagamenti in nero”. Sono numerose le coppie che hanno denunciato richieste di denaro “in nero” da parte di enti autorizzati. E’ doverosa da parte della CAI una linea di tolleranza zero verso queste condotte gravemente lesive delle famiglie e del sistema delle adozioni internazionali. Per gli enti che richiedono pagamenti in nero, l’unica via è quella della cancellazione dall’Albo degli enti autorizzati da parte della CAI di coloro che si rendono responsabili di fomentare un vero e proprio mercato dei bambini abbandonati. Razionalizzare i costi delle adozioni, per esempio partendo da un’analisi dei costi delle adozioni effettuate dalle coppie italiane in Russia, e far rispettare le norme sui trasferimenti di denaro all’estero è il punto di partenza imprescindibile per un sistema efficiente e trasparente. L’auspicio è che la CAI operi attivamente per il raggiungimento di questo obiettivo.

 

Fonte: (ilvelino.it)