Adozioni internazionali. Nostro figlio è un po’ troppo vivace: è opportuno avviarlo alla pratica sportiva?

Buongiorno Ai.Bi.,

vi scrivo per chiedere, possibilmente ai vostri psicologi, un consiglio su come comportarmi con mio figlio. Il bambino che io e mio marito abbiamo adottato e che è entrato nella nostra famiglia da circa 3 mesi è un bel ragazzino brasiliano di 7 anni. Come molti – anzi, direi quasi tutti – i bambini provenienti dal suo Paese, ha lo sport nel sangue, in particolare il calcio. Praticamente dal primo momento in cui è arrivato a casa nostra, nostro figlio ci ha chiesto di essere portato a giocare a calcio. Io e mio marito abbiamo ovviamente preferito dare priorità al suo inserimento scolastico, con l’intenzione di iscriverlo a una scuola calcio in un momento successivo. Con il tempo però sono subentrate delle perplessità sull’opportunità di inserirlo in una società sportiva anche in futuro. Le sue insegnanti continuano a ripeterci che, in classe, è un ragazzino molto vivace e ha bisogno di imparare al più presto il rispetto delle regole. Per questo temiamo che non sia ancora pronto per l’inserimento in un altro gruppo di bambini. Voi che cosa ci consigliate di fare?

Grazie,

Annarita

 

psicologhe tirocinantiPraticare sport fin da bambini presenta tantissimi aspetti positivi sia sul piano fisico che sul piano dello sviluppo individuale. Lo sport, infatti, oltre ad assicurare un adeguato sviluppo dell’apparato scheletrico e muscolare, regola il metabolismo, favorisce la socializzazione e, se praticato nel modo corretto, è un’attività molto piacevole e divertente per i bambini. Esso, inoltre, permette di acquisire un bagaglio di esperienze motorie che sarà prezioso per tutta la vita, sviluppare le capacità coordinative (equilibrio e orientamento), la forza, la resistenza e la velocità. Tra gli obiettivi dello sport non troviamo esclusivamente la crescita armonica del fisico, ma anche della personalità dell’individuo, della sua sfera emotiva e sociale.

Praticare uno sport offre al bambino l’opportunità di socializzare e di creare nuove relazioni con coetanei e adulti di riferimento. Lo sport insegna a ‘lavorare’ insieme per un progetto comune e a rispettare le regole, i tempi e soprattutto gli altri. L’attività sportiva è utile per la crescita e permette di sperimentare il successo ma anche l’insuccesso, il confronto e la sana competizione. I bambini e i ragazzi che svolgono una regolare attività fisica dimostrano una maggior fiducia nelle proprie possibilità, sono portati a una maggior autostima, alla facilità nei rapporti sociali e a una maggior sopportazione dello stress.

Esistono, tuttavia, degli elementi importanti da tenere in considerazione se si vuole che il bambino possa vivere l’esperienza dello sport in modo piacevole e positivo:

 

L’istruttore. La figura dell’istruttore è un punto di riferimento importante per il bambino. Il piccolo atleta non ha bisogno di un semplice insegnante, ma di una figura capace di entrare in empatia con lui, che sappia ascoltarlo e riesca a farsi ascoltare. Il suo compito è anche quello di motivarlo, sostenerlo ed eventualmente capirlo nei suoi insuccessi. Infatti,  l’istruttore è responsabile nel  rendere il tempo che il bambino dedica allo sport un momento di spensieratezza e divertimento, non un impegno stressante e gravoso.

La scelta. Lo sport è innanzitutto una SCELTA!… il bambino deve essere libero di scegliere se praticarlo, quale tipo di sport praticare, quando iniziare e quando smettere. Infatti, lo sport non deve essere vissuto come qualcosa di imposto da mamma e papà, ma come un piacevole diversivo. Soltanto la scuola e i compiti a casa sono obbligatori, lo sport è tempo libero.

I genitori dovrebbero proporre più attività sportive, tra le quali il bambino possa scegliere in libertà quella (o quelle) che più lo attrae, magari approfittando delle lezioni di prova gratuite di inizio anno.

Così come ha il diritto di scegliere l’attività sportiva, il bambino ha diritto di rinunciare a frequentare un corso in qualsiasi momento, senza essere obbligato a continuare fino alla fine dell’anno magari solo perché si è già pagata la retta. Certo, prima di annullare l’iscrizione è bene parlare con l’istruttore per cercare di capire il motivo alla base del rifiuto del bambino, magari un banale litigio con un compagno, ma in ogni caso se il bambino si mostra determinato nella sua scelta, non insistere.

Allo stesso modo non bisogna fissarsi che una certa attività sarà portata avanti per tutta la vita, sperando che il figlio diventerà un campione in una data disciplina, in quanto, l’unico risultato che si potrebbe ottenere è di fargli odiare quel determinato sport.

Per di più, non esistono sport veramente completi o migliori, i bambini dovrebbero scegliere lo sport più affine al loro modo di muoversi e ai loro gusti. Se lo sport che praticano li diverte e li appassiona, essi saranno più motivati ad andarci con costanza e, perché no….impegno!

L’età. Di solito i genitori cominciano a far praticare sport ai propri figli intorno ai tre-sei anni. Se si vuole far praticare ai propri figli dello sport in età prescolare è consigliabile optare per un’attività il più possibile generica, come per esempio il nuoto, in modo da favorire uno sviluppo armonico di tutto il fisico. Con l’inizio della scuola il bambino comincerà a sviluppare degli interessi personali per i quali preferirà  uno sport piuttosto che un altro. È vero, alcuni sport sono più specifici e “faticosi” ma è anche vero  che, quando i bambini sono piccoli, non c’è molta differenza tra i vari sport, perché in tutti i casi l’approccio è ludico e non si entra nello specifico della disciplina sportiva e l’impegno richiesto è solitamente di un paio di volte alla settimana.

Concludendo, due cose sono importanti da ricordare! Primo…. Lo sport per il bambino deve essere un gioco e niente più. Secondo… Lo sport non è mai controindicato!!! chiunque può beneficiare dell’attività sportiva, anche chi soffre di patologie particolari. L’importante è chiedere sempre consiglio al pediatra, ed eventualmente allo specialista, che saprà indicare l’attività più adatta caso per caso. Mai vietare lo sport, ma piuttosto affidarsi in mani competenti.

 

Elena Bassi e Francesca Facetti

Psicologhe tirocinanti di Ai.Bi.