Adozioni internazionali: Paesi a rischio, uscire o restare? 140 milioni di bambini rispondono

Milena Santerini, ordinario di Pedagogia interculturale dell’Università Cattolica di Milano a Vita.it: “Le adozioni, prima che essere un possibile campo di abusi, sono una grande strategia di solidarietà tra famiglie del mondo e in quanto tali non devono essere scoraggiate, bensì aiutate

Adozioni internazionali: Paesi a rischio, uscire o restare? La soluzione? Il dialogo fra Paesi d’accoglienza e d’origine e un Permanent Bureau de L’Aja che promuova l’adozione e ne prevenga gli abusi”– afferma Milena Santerini nel corso di un’intervista pubblicata sull’ultimo numero di Vita “Adozioni, facciamole ripartire”.

Un’analisi socio-culturale quella a firma di Milena Santerini, ordinario di Pedagogia interculturale dell’Università Cattolica di Milano, riportata nell’ultimo numero di Vita dedicato all’adozionefamiglie adottive internazionale.

Sarebbe fuorviante” – sottolinea Santerini – “trovare una sola spiegazione al drastico calo delle adozioni internazionali in Italia e in quasi tutti i Paesi occidentali. Possiamo individuare varie cause di questo fenomeno che non è necessariamente, va detto subito, un buon segnale: non significa, cioè, che ormai tutti i bambini del mondo hanno visto soddisfatto il loro bisogno di famiglia.”

A livello internazionale Santerini sostiene cheL’aspetto economico può incidere, ma solo marginalmente. C’è anche l’aspetto socio-culturale, con la crescita delle possibilità di tecniche di fecondazione artificiale, l’invecchiamento demografico, la riluttanza ad adottare bambini grandicelli o special needs e non ultimo l’assedio della paura: una visione pessimista che considera quasi impossibile l’adozione.”

Un aspetto da non sottovalutare secondo la disamina della Santerini è il cambiamento del panorama internazionale “Nel giro di due decenni molti Paesi hanno chiuso le adozioni o le hanno rese più di cili (si pensi all’Est Europa), a volte per motivi di conflitto politico (Russia-Usa). Si aggiunga che molti Paesi africani soffrono di instabilità. Crisi politiche, emergenze sociosanitarie o ambientali insorgono a volte all’improvviso e bloccano le adozioni per anni. Più spesso, vari Paesi rallentano o chiudono le adozioni per dimostrare che ormai gli standard del sistema assistenziale al loro interno hanno raggiunto buoni livelli. Da qui la selezione di bambini solo “special needs”.

Non manca uno sguardo critico sull’applicazione del principio di sussidiarietà nel pieno rispetto dell’interesse superiore del minoreLa Convenzione de L’Aja e la legge italiana affermano giustamente il principio di sussidiarietà, ma il fatto è che le adozioni nazionali all’interno dei Paesi d’origine sono ben lontane dall’offrire le stesse garanzie di quella internazionale. Un conto è promuovere le adozioni nazionali, un conto poter dire che siano e effettivamente realizzate nel pieno rispetto del diritto del bambino/a o che si siano forniti servizi domiciliari tali da svuotare gli istituti di accoglienza. È aumentata giustamente poi la vigilanza da parte delle istituzioni internazionali nei confronti dei Paesi dove le garanzie sono più scarse”.

Esistono, infatti, fattori più generali che inquinano le adozioni” – continua Santerini chiarendo concetti sempre più spesso strumentalizzati da campagne mediatiche che alimentano una cultura negativa dell’adozione, come “adottabilità”, “orfani”, “interesse superiore del minore”   – senza dover pensare in modo superficiale solo a un dolo voluto, a madri scellerate e a corruzione. In molti Paesi l’anagrafe funziona male ed è incompleta, esponendo quindi i bambini all’invisibilità e incertezza sui dati … In altri l’idea stessa di abbandono del bambino non è contemplata, tanto che alcune leggi (ad esempio in Asia) parlano solo di adozione di “orfani” mentre i bambini hanno nella maggior parte dei casi genitori viventi che però non si curano di loro.”

In tutto questo che ruolo gioca il Permanent Bureau de L’Aja?Accanto a quello di controllo, deve essere soprattutto di prevenzione e di promozione – ne è convinta SanteriniLe adozioni, prima che essere un possibile campo di abusi, sono una grande strategia di solidarietà tra famiglie del mondo e in quanto tali non devono essere scoraggiate, bensì aiutate.

Sulla crisi e rilancio di questa scelta genitoriale si era già espresso nello stesso numero del magazine, Marco Griffini  – presidente di Amici dei Bambini – affermando che  “L’adozione internazionale, era e rimane una scelta di genitorialità importante, bella e possibile i minori senza famiglia nel mondo non diminuiscono, anzi: i numeri sono in progressivo aumento, soprattutto in Asia e in Africa. Ma il problema dell’emergenza abbandono non può più essere affrontato come si è fatto fino ad oggi, secondo prospettive nazionali limitate: è tempo di pensare all’adozione in prospettiva europea, come una tra le materie d’interesse comunitario …”

Fonte Vita