Affido. Che cos’è una famiglia? La storia di una bambina che lo ha scoperto

“Me lo sono chiesta tante volte, fin da piccola. Poi l’incontro con quei genitori che non erano i nostri”

Cos’è una famiglia? Me lo sono chiesta tante volte, fin da quando ero bambina. Guardando le famiglie dei miei compagni di classe, alle elementari, capivo che c’erano famiglie di tutti i tipi: quella con un figlio solo, quella con due o tre figli, quella con due genitori, quella con solo uno, quella con i genitori separati… io mi chiedevo allora quale fosse la famiglia normale, quanti figli bisognasse avere, oppure se fosse necessario avere un cane o un gatto. Mi chiedevo se in tutte le famiglie si litigasse, o se in tutte le famiglie si mangiasse la pasta tutte le sere. Per quanto stramba, la mia famiglia era la mia famiglia, forse perché era la migliore, o forse perché era l’unica che conoscevo.

Quando avevo 10 anni, mi dissero che io e mia sorella, per un po’, saremmo dovute stare con la nonna, perché i miei genitori dovevano essere aiutati per delle cose che non andavano. Io non capivo: la mia famiglia è sbagliata? Cos’ha che non va? Non trovavo risposta. Forse perché litigano troppo? Mi spaventavo quando i miei genitori litigavano, ma pensavo succedesse in tutte le famiglie. Era davvero così grave, però? Dopo un annetto, mia nonna si rese conto che, per quanto ci volesse bene, non poteva più prendersi cura di noi come si deve, perché non ne aveva le forze necessarie.

Allora ci fecero conoscere una coppia, una mamma e un papà che non erano i nostri. All’inizio non volevo andare via da mia nonna, perché le volevo bene e lei era buona con noi. Ero sospettosa: chi lo sapeva che loro sarebbero stati bravi genitori? Avremmo mangiato la pasta tutte le sere? Avevano un cane o un gatto? Litigavano?

Accettammo di passare l’estate con loro e, anche se io rimanevo sospettosa, capii che non mi dispiacevano: in fondo, per quanto diversa dalla mia, erano una famiglia. Avevano regole diverse, avevano un coniglio e dei pesci, avevano una casa grande e c’erano altri bambini come noi. A volte litigavamo, ma in modo diverso, perché alla fine mi rendevo conto che si litigava per farmi crescere, e non per punirmi e basta.

Sono passati sette anni, da quell’estate. Io e mia sorella siamo cresciute. Tante cose sono successe, intanto. La mia famiglia naturale sta facendo tanta fatica a migliorare i suoi problemi. Negli anni, mi sono resa conto di quello che, da bambina, non mi accorgevo. Mi sono tornati alla mente tanti momenti brutti che non notavo perché quella era la mia famiglia, non conoscevo altro, ma non era giusto per me e mia sorella. In parte, ancora non riesco a perdonare mia madre e mio padre, perché non hanno saputo mettersi in discussione, mettere da parte i propri bisogni per i nostri, insomma, non sono riusciti a fare i genitori.

Ma non sono triste, perché non sono stata sola in tutto questo tempo, anzi… la mia famiglia affidataria è diventata davvero mia, perché ci sono stati sempre, perché anche quando non ci si comprendeva mi facevano sentire il bene che mi vogliono sempre, perché mi hanno insegnato che, se una persona ti ama davvero, fa di tutto affinché tu possa essere felice come vuoi tu.

Ora posso dire che forse so cosa è una famiglia: non importa in quanti si sia, non importa se si abbia un cane, un gatto od un coniglio, non importa che a cena ci sia la pasta, il minestrone o il risotto. L’importante è che ci si sia l’uno per l’altro, pazientemente, onestamente e amorevolmente.

Una “figlia” in affido.